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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2014 alle ore 11:51.
Signor Presidente della Corte di Appello, Signor Procuratore Generale, Autorità tutte, civili, religiose e militari, Signori Magistrati, rappresentanti dei Fori europei, Colleghi e cittadini presenti, a Voi tutti rivolgo il saluto mio e del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Milano che mi onoro di rappresentare. L'odierna cerimonia di inaugurazione dell'Anno Giudiziario offre, come sempre, l'opportunità di focalizzare l'attenzione sui temi di rilievo attinenti all'andamento del settore Giustizia con particolare riferimento all'esercizio della giurisdizione nel distretto milanese, senza tuttavia tralasciare, laddove necessario, di inquadrare le questioni trattate nell'ambito della più ampia prospettiva nazionale, al cui interno – sia pur con le dovute specificazioni – anche la realtà di Milano è collocata.
Proprio partendo dal quadro complessivo rappresentato qualche giorno fa dal Ministro della Giustizia nella annuale relazione al Parlamento non si può certamente affermare che l'anno appena concluso abbia portato con sé un cambiamento o anche solo le premesse per un rinnovato e atteso slancio verso l'abbattimento del contenzioso gravante sugli uffici giudiziari.
Il carico dei procedimenti pendenti alla fine del giugno scorso si è attestato al di sopra degli 8,7 milioni procedimenti complessivi (tra civile e penale), facendo registrare scostamenti di una qualche rilevanza per quanto concerne la materia civile (- 4,2% rispetto al giugno del 2012) e una sostanziale conferma delle cifre dello scorso anno nel penale (+ 0,98%).
Mi permetto perciò di dissentire in particolare dalla valutazione del Ministro Cancellieri sulla giustizia civile, per la quale i "risultati provenienti dal monitoraggio statistico sono confortanti", emergendo da essi – prosegue il Ministro – "l'impatto positivo delle scelte già adottate (filtri in appello, aumento dei contributi unificati, riforma della legge Pinto) e da questo Governo proseguite".
Ritengo infatti che la richiamata riduzione delle sole cause civili non sia in alcun modo soddisfacente, tanto più se la si inquadra nel trend degli ultimi anni che certifica la staticità della situazione (da fine 2008 al giugno 2013 la riduzione del contenzioso è stata di poco inferiore al 7%).
Soprattutto, però, non mi pare si possa essere confortati dal fatto che tale esiguo risultato sia stato imputato dallo stesso Ministro ai recenti provvedimenti normativi che, oltre ad essere intervenuti – come ormai troppo spesso accade – in modo frammentario ed estemporaneo, hanno perseguito essenzialmente l'obiettivo di incidere sulla domanda di giustizia, introducendo ostacoli all'accesso e utilizzando in modo inusitato la leva economica (così colpendo soprattutto i meno abbienti).
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