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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2014 alle ore 06:41.
L'ultima modifica è del 27 febbraio 2014 alle ore 12:56.

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Se i dottori commercialisti vogliono iscriversi "automaticamente" al Registro dei revisori legali sarà necessario integrare le prove d'esame previste per l'accesso alla professione, ma non si dovranno sostenere nuovi esami.

È questo l'esito, tutt'altro che scontato dopo un tira e molla durato mesi, dell'approvazione ieri in via definitiva da parte del Senato del Dl Milleproroghe che disciplina anche la vicenda dell'accesso al Registro dei revisori legali dei conti. E lo fa in maniera interlocutoria stabilendo da una parte che non servirà un nuovo esame ma rimandando a un provvedimento del ministero della Giustizia, sentito il dicastero dell'Economia, che, entro 20 giorni, ridisegni le materie dell'esame di Stato aggiungendo quelle che secondo la Commissione europea sarebbero necessarie per evitare che l'equipollenza finisca sotto inchiesta e potenzialmente contrasti con la direttiva 43/2006. Si tratta di: principi contabili internazionali; gestione del rischio e controllo interno; revisione contabile e capacità professionali; obblighi giuridici e norme professionali riguardanti la revisione legale dei conti ed i revisori legali; principi di revisione internazionali; deontologia e indipendenza.

Il compromesso trovato dal Parlamento è stato di fatto obbligato dopo il parere dalla direzione generale del Mercato interno e dei servizi della Commissione europea, dipartimento Capitale e imprese, assunto nella persona del direttore del dipartimento Ugo Bassi.

«A questo punto - spiega Enrico Zanetti, vice presidente della commissione Finanze della Camera e da mesi sostenitore della tesi dell'equipollenza e fortemente contrario al regolamento che l'aveva di fatto cancellata - mi pare che le cose abbiano preso una direzione accettabile. Certo, vedremo cosa dirà il decreto della Giustizia ma la linea è chiara: no a un secondo esame che finirebbe a questo punto per penalizzare soltanto i giovani professionisti». E, infatti, l'Unione giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, in una lettera al Governo e alla Commissione europea, manifesta preoccupazione. «Costringere i giovani dottori commercialisti, che si sono abilitati dopo un rigoroso percorso scolastico, un tirocinio e un esame particolarmente selettivo a fare un nuovo esame sostanzialmente sulle medesime materie è non solo un inaccettabile paradosso, ma costituirebbe una irragionevole barriera all'accesso».

Un secondo esame che invece - secondo il presidente dell'Istituto nazionale dei revisori legali Virgilio Baresi, da sempre sulla parte opposta della "barricata" rispetto alla posizione occupata dai dottori commercialisti - resta necessario. «Naturalmente siamo soddisfatti di come siamo riusciti a cambiare un percorso che sembrava immodificabile e a favore dell'equipollenza automatica ma restiamo dell'avviso che il doppio esame sia obbligatorio per non incorrere nelle sanzioni comunitarie e la soluzione adottata dal Parlamento non ci mette al riparo da questo rischio».

Di tutt'altro avviso il commissario del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti Gian Carlo Laurini. «Finalmente una norma che dice chiaro e tondo che i dottori commercialisti si potranno iscrivere al Registro revisori "senza la previsione per i candidati di maggiori oneri e di nuove prove d'esame". Era il risultato per il quale abbiamo combattuto e che rispetta pienamente la direttiva».
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