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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2014 alle ore 23:16.
L'ultima modifica è del 09 aprile 2014 alle ore 23:40.

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L'Italia, o almeno Grosseto, apre ai matrimoni gay. Il tribunale di Grosseto ha ordinato al Comune di trascrivere nei registri di stato civile il matrimonio fra due uomini, italiani (un architetto e un giornalista), celebrato con rito civile nel dicembre 2012 a New York. Secondo il giudice, nel Codice civile «non è individuabile alcun riferimento al sesso in relazione alle condizioni necessarie al matrimonio».

Il tribunale toscano ha deciso sul ricorso presentato dalla coppia dopo che l'ufficiale di stato civile del Comune di Grosseto si era rifiutato di trascrivere nei registri di stato civile l'atto di matrimonio, ritenendo, fra l'altro, che non fosse possibile farlo perché la normativa italiana non consente che persone dello stesso sesso possano contrarre matrimonio.

Il tribunale di Grosseto, invece, ha ordinato la trascrizione nel registro di Stato civile perché non è «previsto, nel nostro ordinamento, alcun ulteriore diverso impedimento derivante da disposizioni di legge alla trascrizione di un atto di matrimonio celebrato all'estero» e perché la trascrizione non ha natura «costitutiva ma soltanto certificativa e di pubblicità di un atto già valido di per sé».

Fra l'altro, il giudice di Grosseto cita la Corte europea dei diritti dell'uomo che «non ritiene più che il diritto al matrimonio» debba essere «limitato in tutti i casi al matrimonio tra persone di sesso opposto» e che ha affermato come il diritto al matrimonio abbia «acquisito un nuovo e più ampio contenuto, inclusivo anche del matrimonio contratto tra due persone dello stesso sesso».

Per Franco Grillini, presidente di Gaynet Italia, «si tratta della prima volta che ciò succede in Italia essendo andati finora a vuoto molti altri tentativi del genere che, anzi, erano stati rigettati dai vari tribunali in varie istanze di primo, secondo grado. Mentre al terzo grado, da parte di Corte costituzionale e Corte di cassazione si era sì avuto il rigetto, ma entrambe le corti in due sentenze emesse a un anno una dall'altra avevano sottolineato che il Parlamento italiano era perfettamente legittimato a legiferare sul matrimonio anche per le coppie omosessuali. La Cassazione aveva persino scritto che è radicalmente superato il requisito delle differenza di sesso per contrarre matrimonio, lo stesso concetto che sembra abbia usato il tribunale di Grosseto.

Ancora nel 2012, infatti, la Cassazione con la sentenza n. 4184, aveva affrontato il caso di due uomini che si erano sposati nel 2002 a L'Aja e avevano poi chiesto la trascrizione del certificato di nozze, come atto pubblico, al comune di Latina dove erano residenti. Dopo il rifiuto del Comune «in forza di precise istruzioni impartite dal ministero dell'Interno» e sulla base del Dpr 396/2000 che vieta la trascrizione di atti contrari all'ordine pubblico, la coppia aveva fatto ricorso prima in Tribunale e poi alla Corte d'Appello di Roma, perdendoli però entrambi.

La Cassazione aveva però messo in evidenza come se il matrimonio omosessuale è intrascrivibile ciò non dipende più da «inesistenza» e neppure da «invalidità» ma unicamente dalla «inidoneità a produrre qualsiasi effetto giuridico nell'ordinamento italiano».
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