Dalla Danimarca alla Spagna, ecco i Paesi dove il 730 compilato è già realtà
I circa 4,5 milioni di contribuenti danesi ricevono già tutti il modello a casa. In Francia, invece, il progetto pilota datato 2005 non è ancora completamente decollato. A regime i risparmi potrebbero aggirarsi su un miliardo di euro all'anno
di Stefano Latini
5. Il 730 precompilato/I contro: in Spagna uno su cinque chiede modifiche
L'entusiasmo in materia è ammesso ma necessita attente riflessioni. Innanzitutto, l'avvio d'una procedura fondata sull'invio di testi e modelli pre-compilati richiede, in fase sperimentale, almeno un triennio, un quinquennio per alcuni Paesi, per esempio il Cile, di sforzi congiunti e di modifiche nient'affatto marginali. E questo prima che i bilanci delle Amministrazioni migrino dalla voce delle maggiori spese a quella dei minori costi. Si tratta quindi di un piano che dovrà essere ben mirato. Conseguentemente, un eventuale realizzo a portata di calendario, se non di mano, dovrebbe fare i conti con l'expertise informatico, oltre che con i dati fattuali ad oggi disponibili in materia. Questo però non deve fermare l'adozione della pre-compilata, piuttosto deve stimolare una attenta elaborazione progettuale, ben mirata e misurata. Il caso spagnolo al riguardo è simbolico. Ad oggi, la metà dei contribuenti ricevono la dichiarazione dei redditi pre-compilata ma di questi quasi un quarto, il 22% per l'esattezza, richiedono d'apportare modifiche aggiuntive. In Cile si raggiunge persino il 43%, mentre in Islanda, a causa d'una problematica normativa relativa alla tracciabilità degli interessi, ogni anno più del 50% delle dichiarazioni tornano indietro senza aver ricevuto l'ok da parte dei contribuenti. Questa lunga sequenzialità di richieste e di modifiche si trasforma in una lunga e complessa migrazione di dati e di rapporti sequenziali. E così milioni di dati e di modelli s'accumulano e transitano in Rete traducendosi in tempi più estesi e, in definitiva, in maggiori costi, soprattutto sul versante pubblico.
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