Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2010 alle ore 10:43.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2010 alle ore 10:47.
Una arrabbiatura forte ma calibrata fino al dettaglio. Dopo la valanga di critiche che gli sono piovute addosso alla notizia del suo divorzio dalla Rai Michele Santoro si toglie molto di più di un sassolino dalla scarpa.
E lo fa all'anteprima di Annozero. L'accordo è ancora lì in attesa di essere firmato e, se qualcuno vuole che resti in Rai, allora glielo si deve chiedere. Questo in sintesi il suo pensiero. Solo in questo caso lui è pronto a restare.
Il giornalista parla a lungo. Si presenta agli spettatori con un cipiglio battagliero e finalmente si libera di molti pesi in una sorta di catarsi: replica a Bruno Vespa, al Corriere della Sera e a Repubblica che lo ha accusato di aver deposto le armi, a Sergio Zavoli quando parla di moralità, al centrodestra di Silvio Berlusconi e allo schieramento opposto di Pierluigi Bersani.
Quello che emerge è una profonda insofferenza di Santoro che non è più disponibile a farsi insultare e attaccare, a sentirsi come un clandestino a bordo, ad accettare che Annozero sia percepito come un corpo estraneo alla Rai e non il suo fiore all'occhiello. Il conduttore, in sintesi, non vuole stare più nella Rai solo in virtù della sentenza di un giudice. «Gli unici ad avere sicuramente ragione - è l'incipit dell'invettiva di Santoro - sono i telespettatori che possono perfino insultarmi. Un programma come il nostro non crea un movimento politico ma una comunità. Per cui quando il programma che noi preferiamo ci viene portato via, ecco che lo spettatore giustamente si incavola». Piccolo preambolo per entrare nel vivo del tema e respingere alcune lezioni di morale, una in particolare, quella di Bruno Vespa: «Ora, che Vespa, pagato come l'ultimo Oscar da protagonista per fare un programma in crisi, dia lezioni a noi, è veramente troppo».
«Otto anni fa - ricorda il conduttore - ci fu l'editto bulgaro che non è stato mai rimosso. E sapete perchè? Perché io e i miei collaboratori siamo rimasti praticamente fermi, congelati nella situazione di allora. E siamo tornati in onda solo per le sentenze della magistratura». Ma, nonostante i due pronunciamenti dei giudici, continua, «i partiti di destra e di sinistra che controllano la Rai non ne hanno mai voluto prendere atto e, infatti, hanno sempre fatto ricorso. E adesso siamo alla Cassazione». «Nel frattempo - rivendica il conduttore - Annozero andava e realizzava grandissimi profitti. Mentre la Rai incassava questi profitti, i contratti venivano bloccati, le posizioni congelate, subivamo minacce di punizioni, si invocavano regole e regolamenti. Ora qualcuno scrive che sono stanco e provato da tutto questo. Ma non sono nè stanco nè provato».