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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2010 alle ore 19:10.
PALERMO - Il laboratorio Sicilia, nei quarantuno comuni in cui si vota fino alle 15 di domani, s'è scomposto in cento piccoli alambicchi, ognuno con una propria formula politica. Il caso più interessante è quello di Enna. Il Pd qui ha rischiato la spaccatura per la candidatura a sindaco, poi rientrata, del senatore Mirello Crisafulli; il Movimento per l'autonomia, di Raffaele Lombardo, pur di sostenere il proprio candidato (un transfuga dei democratici), non ha esitato ad allearsi con il suo più acerrimo nemico, il Pdl "lealista", mentre i fratelli coltelli del Pdl Sicilia corrono per conto proprio, con un candidato alternativo.
Morale: la formula del governo regionale con maggioranza a geometria variabile – o meglio una giunta di minoranza sostenuta da Mpa e Pdl Sicilia, che si fa maggioranza in assemblea grazie ai voti del Partito democratico – è troppo evanescente per poter essere esportata al livello dei singoli comuni dell'isola. Per essere replicata, il Pdl dovrebbe spaccarsi dappertutto in due gruppi, con i ribelli di Gianfranco Fini e Gianfranco Miccichè da un parte e l'area "lealista" dall'altra, il Mpa dovrebbe essere presente in forze su scala regionale e il Pd dovrebbe essere più coeso intorno a Lombardo, mentre i democratici si dividono in tre correntoni: quello di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia, che spinge per l'alleanza con il governatore, quello di Francantonio Genovese e Salvatore Cardinale, anch'essi favorevoli all'intesa, ma su posizioni distinte, e la variopinta area del dissenso rappresentata da Bernardo Mattarella, Enzo Bianco e Crisafulli.
Il risultato è un'apparente anarchia: ogni comune si sceglie la propria strada, il proprio sistema di alleanze; in assenza di una vera formula di governo alla Regione se ne configurano tante e diverse a livello locale. Il sospetto è che la frantumazione del quadro politico regionale sia a sua volta conseguenza della caduta di riferimenti solidi a livello nazionale.
I cittadini chiamati a votare sono poco più di 341mila e tra i comuni in cui si svolgono le consultazioni vi sono anche centri importanti come Gela (73mila abitanti, quasi due volte e mezzo quelli di Enna), Milazzo (32mila), Carini (quasi 26mila), Misilmeri (sopra i 23mila), Palma di Montechiaro, Ribera e San Giovanni La Punta (sopra i 20mila), Bronte (18mila), Ispica (quasi 15mila) per arrivare a piccoli centri delle Madonie come Collesano e Caltavuturo e a paesini come Scillato e Basicò di appena 800 abitanti.