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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2010 alle ore 17:26.
Il blitz dei commandos della Marina israeliana contro la "Gaza flottilla" è al centro dell'analisi di esperti militari che ne esaminano il fallimento. In realtà, in termini puramente militari, la missione ha avuto successo perché l'obiettivo di impedire alle sei imbarcazioni di raggiungere la Striscia di territorio palestinese controllata da Hamas è stato raggiunto. Di fallimento si può parlare in termini politici e mediatici di fronte allo sviluppo dell'operazione, nella quale gli incursori israeliani hanno ucciso nove attivisti, non al suo esito. Dan Williams, dell'agenzia Reuters , parla senza mezzi termini di errori nell'intelligence, nelle armi usate e nelle tattiche.
Un portavoce della Marina di Gerusalemme, parlando alla radio militare israeliana, ha ammesso ieri che «non ci aspettavamo tanta resistenza da parte degli attivisti, ci avevano parlato di membri di organizzazioni umanitarie» . Un'ammissione implicita dell'insufficienza delle informazioni acquisite in fase di pianificazione del blitz, almeno per quanto riguarda la nave turca «Mavi Marmaris» dove si sono verificati gli scontri e alcuni militari israeliani sono stati aggrediti e feriti appena scesi sul ponte dall'elicottero dal quale si calavano appesi a una fune determinando la reazione dei loro commilitoni.
Un gap nelle informazioni che può sorprendere se si considera che a mettere a punto l'operazione per violare dal mare l'embargo a Gaza è stata l'organizzazione non governativa turca IHH (Fondo di Aiuto Umanitario), il cui fondatore Bulent Yildirim ha incontrato recentemente a Damasco Khaled Meshaal, segretario generale di Hamas. I servizi segreti statunitensi ed europei segnalarono in passato attività dell'IHH a favore dei miliziani iracheni mentre l'antiterrorismo turco evidenziò già nel 1997 il ruolo di Yldirim nel reclutamento di miliziani jihadisti per la guerra in Bosnia. Jason Alderwick, esperto di guerra marittima dell'International Institute for Strategic Studies di Londra, ritiene che i commandos israeliani non siano stati abbastanza forti e veloci né in numero sufficiente per assumere il controllo totale della "Mavi Marmaris" nonostante il blitz sia scattato alle 4 di mattino, quando molti attivisti ancora dormivano.