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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2010 alle ore 17:32.
MADRID - Sitges, centro balneare a una trentina di chilometri da Barcellona, famosa per il rum ( ha dato i natali a Don Facundo Bacardi, emigrato a Cuba) per i prezzi stellari delle sue case (in assoluto le più care della Spagna prima della crisi immobiliare) e per il Festival del cinema di fantascienza, è da mercoledì pomeriggio letteralmente blindata. Un migliaio di agenti delle forze dell'ordine, oltre ad alcuni elicotteri perennemente in volo, garantiranno fino a sabato la sicurezza di un centinaio di potenti della terra che si riuniscono annualmente, in posti sempre diversi, nel gruppo Bilderberg.
Ovviamente, come si confà a questo tipo di club esclusivi, tutto è e deve rimanere sostanzialmente top secret: dai temi in discussione (la crisi dell'euro sarà sicuramente uno dei piatti inseriti nel ricco menù, insieme si dice, all'ipotesi di un attacco militare all'Iran), all'albergo dei meeting (il lussuoso hotel Dolce, una colata di cemento bianco su un promontorio isolato dal caos di Sitges), alla lista dei partecipanti. Mentre i giornalisti sono respinti a vista.
Di sicuro non mancheranno all'appello la regina Sofia di Spagna che da una ventina d'anni fa parte dei "bilderberghesi" più famosi (oltretutto essendo di origini greche potrà dire la sua sul contagio della crisi europea), mentre non è chiaro se abbia declinato o meno l'invito il premier José Luis Zapatero.
In compenso per l'evento fortemente voluto dal presidente di Acciona, José Entrecanales, sono attesi banchieri e imprenditori di fama mondiale. Dall'Italia, in passato, hanno partecipato Franco Bernabé (l'ad di Telecom Italia quest'anno è segretario in rappresentanza del nostro paese), John Elkann, Giulio Tremonti, Mario Monti, Tommaso Padoa-Schioppa, Paolo Scaroni.
Nella speranza che in questi tre giorni, politici, imprenditori, banchieri e "guru" internazionali riescano a trovare la formula giusta per accelerare il processo di ripresa dell'economia mondiale e dell'Europa in particolare. Naturalmente, come avviene in ogni consenso che si rispetti, non potevano mancare le contestazioni: un cartello di un gruppo di manifestanti ammoniva, «lasceresti a loro decidere del tuo futuro?». Ai posteri l'ardua sentenza.