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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2010 alle ore 08:01.
Da 30mila a 30 euro. La vicenda mesta di Expo 2015 imboccherà a breve anche questa parabola, dopo il taglio del budget, i litigi tra azionisti politici, la non sostituzione di dirigenti in uscita e il taglio dal 10 al 4% della quota di investimenti statali utilizzabili per la gestione corrente.
È quasi certamente questo l'epilogo dei consiglieri di amministrazione della società di gestione dell'evento 2015. Pagati a gettone per disegnare strategie e vigilare sui conti (nel caso dei sindaci). In teoria i criteri di applicazione della norma "ammazza/stipendi" contenuta nella manovra correttiva, si prestano a una certa discrezionalità. Ma dal ministero dell'Economia ieri hanno confermato che il provvedimento si estende alle società private e pubbliche che ricevono qualsiasi tipo di finanziamento statale. Basta questo, insomma, per rientrare nel capestro. Ed Expo 2015 spa, controllata al 40% dal Tesoro (al 20% ciascuno da Regione e comune di Milano e al 10% da Provincia e CdC) ne è l'esatto paradigma (non avrà introiti propri fino al 2014). Dalla società filtra prudenza. «L'ultimo cda si è riunito prima che si approvasse la manovra», spiega Beniamino Lo Presti, sindaco di Expo 2015. Dunque «nessuna decisione è stata assunta a riguardo». Tuttavia, «è probabile che si ricada nella fattispecie», ammette Lo Presti.
Non bastasse, l'ad Lucio Stanca, potrebbe rientrare nella categoria degli eletti a cui la Pa (o sue controllate) ha conferito incarichi. Con la nuova norma dovrebbe "accontentarsi" di un rimborso spese o del solito gettone da 30 euro. Oggi, al netto dell'appannaggio parlamentare, per guidare Expo percepisce 300mila euro fissi e 150mila variabili. (R.E.)