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Santoro programma Annozero per settembre, poi Masi guasta la festa

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2010 alle ore 14:55.

Due ore di conferenza stampa in mattinata per lanciare un aut aut alla Rai e al presidente Paolo Garimberti. «Non sono io che devo decidere, è l'azienda. Se il presidente Garimberti mi dice "rimani, fallo Annozero" io resto e ad aprile-maggio del prossimo anno vediamo anche insieme quali sono i programmi più giusti da fare, gli restituisco la libertà editoriale».

Poi, dopo la replica di Garimberti («Annozero deve andare avanti»), Santoro chiude il cerchio: «Il presidente spenga il cerino e accenda la tv: torniamo a settembre - dice il giornalista -. Garimberti è stato informato meticolosamente e passo per passo degli sviluppi che riguardavano la mia vicenda. Comunque egli la pensi al riguardo avevo chiesto che si pronunciasse con chiarezza e adesso lo ha fatto». Alla conferenza stampa di oggi convocata nella storica sede Rai di viale Mazzini, Michele Santoro si era presentato come un fiume piena per fare il punto sulla sua situazione e sull'accordo attualmente in stand by con la televisione pubblica.

In serata dura presa di posizione da parte del direttore generale della Rai, Mauro Masi. «Ricordo a tutti - ha puntualizzato in una nota Masi - per quanto dovrebbe essere superfluo, che i poteri di proposta al consiglio di amministrazione, anche sui palinsesti e sulle singole trasmissioni spettano al direttore generale dell'azienda. In quest'ottica ho proposto il 18 maggio scorso un accordo con Michele Santoro ampiamente e autenticamente consensuale i cui termini sono stati approvati sostanzialmente all'unanimità, salvo due astensioni, dal Cda. Continuo ad attenermi al mandato ricevuto e ad implementare le delibere consiliari approvate».

Una doccia fredda, dopo che il conduttore di Annozero aveva rilanciato la palla nella metà campo dell'azienda, ottenendo una risposta positiva. «Garimberti - aveva attaccato Santoro - deve dire chiaramente se vuole che Annozero vada in onda altrimenti se non ce la fate a reggere questo fatto, perché non ce la fate, è inutile che scaricate su di me la situazione. Dite che insieme abbiamo trovato un accordo, io lo firmo e me ne vado». Sulla possibile via d'uscita per l'azienda il giornalista era stato perentorio. «L'unica scelta - precisa - è tra Annozero o l'accordo, terzium non datur. Non starò due anni chiuso in un'azienda ad aspettare». Accordo che, aggiunge ancora il conduttore di Annozero, «è stato voluto dall'azienda e non dal sottoscritto e nasce dal fatto che nessuno ha subito quanto me violenze e mobbing in quest'ultimo anno».

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Garimberti: Annozero deve andare avanti

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Santoro al termine della conferenza stampa di oggi (7 giugno 2010)

Santoro al termine della conferenza stampa di oggi (7 giugno 2010)

Santoro al termine della conferenza stampa di oggi (7 giugno 2010)

Tags Correlati: Annozero | Antonio Di Bella | Corradino Mineo | Giorgio Van Straten | Lucia Annunziata | Mediaset | Nino Rizzo Nervo | Paolo Garimberti | Paolo Ruffini | Pd | Rai Due | Rai Tre | Samarcanda | Società dell'informazione

 

La conferenza stampa era scivolata così via ed era diventato l'ennesimo show di Santoro che attacca tutti. A cominciare dalla stampa, rea di essersi interessata solo ai suoi compensi e di aver fatto cattiva informazione, e dai vertici della tv di stato cui il giornalista invia un appello. «È giusto che tutti gli stipendi vengano messi in rete. Voi siete appassionati ai miei guadagni - dice Santoro rivolgendosi ai giornalisti - , ma non a tutti quelli della Rai. Io chiedo al presidente Garimberti di rendere pubblici tutti gli stipendi, così ne vedremmo delle belle, anche sulle consulenze». Poi il conduttore aveva precisato che non esiste alcun ostacolo per quanto riguarda la privacy e che i compensi possono essere pubblicati, ma, avverte, «solo se lo si fa in modo corretto».

In platea ad ascoltarlo c'era un pezzo consistente della tv pubblica. Il direttore di Raitre Antonio Di Bella, che attende il suo destino dopo che i giudici hanno chiesto il reintegro del suo predecessore, Paolo Ruffini. Ma ad applaudire Santoro erano arrivati anche il direttore di Rainews Corradino Mineo , Lucia Annunziata e i consiglieri d'opposizione Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten. Tutti schierati in difesa del conduttore di Annozero. Che, per la verità, aveva incassato in apertura anche gli elogi del direttore di Raidue, Massimo Liofredi. «La nostra rete - spiega - ha realizzato una serie di performance importanti che hanno permesso al gruppo Rai di vincere su Mediaset dove Santoro ha fatto la parte del leone». Poi un giornalista lo aveva incalzato, chiedendogli se era a favore della prosecuzione del programma, ma Liofredi non si era scomposto. «La questione - spiega - è sul tavolo del direttore generale e del consiglio di amministrazione della Rai e non sarebbe corretto esprimere una opinione mentre c'è una trattativa in corso».

Nessun endorsement dunque a favore di Santoro che però aveva colto l'occasione per levarsi più di qualche sassolino dalla scarpa e aveva ricordato l'inchiesta di Trani «che molti hanno rimosso ma che io non dimentico – sottolinea il giornalista- , perché una cosa è lo scontro politico ed editoriale, altra cosa è lavorare in un'azienda che trama per metterti fuori gioco».

Poi il giornalista aveva ripercorso i suoi esordi. Aveva ricordato quando, nel 1988-89, approdò per la prima volta nel prime time della Rai prendendo il posto di Andrea Barbato e della sua trasmissione "Sipario" e aveva rievocato i suoi rapporti con l'allora direttore di Raitre Angelo Guglielmi. «All'epoca facevo una trasmissione cult in seconda serata che si chiamava Samarcanda e che a Guglielmi non piaceva affatto, ma aveva visto che il pubblico l'apprezzava e volle che noi andassimo in prima serata». Così, continua Santoro, «nel finale della prima stagione Samarcanda era già diventato un successo, già superava di gran lunga gli ascolti della rete». Proprio quello che sta avvenendo anche ora. Ma Santoro ricorda anche gli ottimi ascolti del Rosso e Nero e di Tempo reale. Perché, aggiunge, «io soldi dalla Rai non ne ho presi se non in una parte proporzionale ai soldi che io e il mio gruppo di lavoro abbiamo portato dentro le casse di questa azienda».

Infine una stoccata alla classe politica di cui, chiarisce, «farebbe volentieri a meno», e una bacchettata anche all'opposizione. «Se dobbiamo rimettere in onda Annozero solo per salvare la faccia ai partiti di opposizione allora lasciateci andare. Il Pd facesse quello che vuole».

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