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Il Cavaliere attacca sulla Rai e blinda il ddl intercettazioni. D'Alema: «Esproprio delle istituzioni»

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 12:07.

Il ddl sulle intercettazioni è «vincolante» per senatori e deputati del Pdl e non sarà quindi modificabile nel percorso parlamentare. A dirlo è il premier, Silvio Berlusconi, che al termine dell'ufficio di presidenza del Pdl ha spiegato che il testo votato «è vincolante per senatori e deputati. La legge - ha sottolineato dal palco dell'assemblea della Federalberghi - come uscirà dal Senato così uscirà dalla Camera». Il capogruppo del Pdl in Senato, Maurizio Gasparri ha sottolineato, però, che è all'esame l'ipotesi di innalzare da 48 a 72 ore l'arco temporale per chiedere la proroga delle intercettazioni. Ascolti che in linea generale non potranno durare per più di 75 giorni. Per Massimo D'Alema (Pd) la blindatura del provvedimento «sarebbe un caso di esproprio delle istituzion».

Il Cavaliere ha spiegato con due battute la quadra trovata oggi dal Pdl sulle riforme
delle intercettazioni. Un punto di caduta inferiore alle aspettative del presidente del Consiglio che lamenta: «abbiamo votato all'unanimità e c'è stata una sola astensione di cui mi rammarico: la mia... L'ho fatto perchè questa disciplina non risponde in pieno alla promessa che noi abbiamo fatto nel nostro contratto con gli elettori». Sul palco il presidente del Consiglio sintetizza il lavoro della mattinata e lamentare appunto che «l'opposizione delle lobby di magistrati e di giornalisti ha impedito di giungere a un testo che difendesse al cento per cento il nostro diritto di libertà». Spiega così la sua astensione simbolica e quel riferimento al contratto con gli elettori dove, sottolinea lo stesso Berlusconi, «la privacy è un valore inviolabile e complessivo e riguarda tanto le conversazione telefoniche che le altre forme di comunicazione».

«È un lungo cammino - aggiunge - quello che inizia con questa legge che comunque migliora le cose. In due o tre anni uno può avere 15 fidanzate e se vengono intercettate tutte e 15 si finisce altrettante volte sui giornali, il che fa bene come pubblicità ma non è piacevole». Ora abbiamo ridotto il periodo «a 75 giorni rinnovabili con una proroga eventuale di 48 ore e abbiamo ridotto la possibilità della fuga di notizie, con pesanti pene per i responsabili, e così abbiamo praticamente impedito la pubblicazione di intercettazioni su stampa e tv». Un tasto particolarmente delicato, che Berlusconi motiva ricordando che «una frase pronunciata al telefono, con ironia e una risata può cambiare quando viene trascritta specie se vengono eliminate delle frasi. Il tutto, su carta stampata ha un appeal ben diverso da quello che si dice al telefono».

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Berlusconi all'ufficio di presidenza del Pdl avrebbe manifestato la tentazione di non firmare il contratto di servizio con la Rai, un compito che in questo momento spetta a lui in quanto ministro ad interim per lo Sviluppo economico. Raccontano i presenti che il presidente del Consiglio sia tornato a lamentarsi degli attacchi subiti dal governo da parte delle trasmissioni Rai fino sbottare, con quella che per qualcuno è stata solo una battuta: «Quasi quasi non firmo il contratto di servizio». Le opposizioni, dal Pd al Pdci passando
per Idv, leggono l'incertezza del premier sulla firma in calce al nuovo contratto di servizio che oggi e domani è in voto della commissione di vigilanza sulla Rai, come una sorta di ricatto al Cda Rai chiamato oggi a discutere i nuovi palinsesti del servizio pubblico proposti dal direttore generale Mauro Masi.Le parole attrobuite a Berlusconi sono poi state smentite dal portavoce Paolo Bonaiuti che assicura: «mai pronunciate». (N.Co.)

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