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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2010 alle ore 17:55.
È scontro sulla norma salva 007, inviata da Palazzo Chigi a sorpresa martedì, a lavori fermi al Senato per il ponte del 2 giugno e direttamente alla segreteria generale di Palazzo Madama: l'emendamento al ddl intercettazioni, in aula martedì, di fatto impedisce di intercettare sempre e comunque gli agenti dei servizi segreti. Garantendo agli 007, una sorta di immunità, secondo il vicecapogruppo del Pd al Senato, Felice Casson, «di gran lunga superiore a quella assicurata ai parlamentari».
Intanto il vertice di maggioranza che si è svolto a Palazzo Madama ha stabilito che sarà rivista la norma che fissa a 75 giorni la durata massima delle intercettazioni: si concede al pm la possibilità di prorogare le intercettazioni di 48 ore in 48 ore in caso di accertamento di reato. Il pm dovrà chiedere successivamente la ratifica della proroga al tribunale collegiale. Sarà possibile disporre nuove intercettazioni di 48 ore, anche quando saranno scaduti i 75 giorni. Per le intercettazioni ambientali sarà possibile effettuarle anche se non si sta consumando il reato. Resta però il divieto di intercettazioni ambientali in luoghi privati. Sulla durata delle intercettazioni era sceso in campo anche il Coisp, sindacato indipendente di Polizia. «Se fossero in vigore le norme che limitano così pesantemente le intercettazioni telefoniche e ambientali – ha sottolineato Franco Maccari, segretario generale del Coisp - oggi sarebbero liberi boss del calibro di Riina e Provenzano e ci sarebbero centinaia di latitanti in libertà».
Apertura anche sulla norma transitoria tanto contestata dai finiani: «si specificherà - spiega il relatore Roberto Centaro (Pdl) - che tutti gli atti compiuti fino al momento dell'entrata in vigore della legge saranno comunque validi».
È sceso in campo anche il premier Berlusconi per trovare una sintesi sul testo intercettazioni, che per la maggioranza era "migliorabile". Ieri erano stati annunciati dopo il vertice del Pdl a Palazzo Grazioli, «ritocchi» o «piccoli miglioramenti», sui punti di dissenso con i finiani. Soluzioni in linea con l'auspicio espresso ieri dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano «che da confronto possano uscire soluzioni, se non condivise da tutti, più accettabili per tutti».