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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 11:34.
Il governo ungherese ha frenato dopo le improvvide dichiarazioni rilasciate venerdì sullo stato dell'economia magiara. Rientrato l'allarme, ora si attende il piano di consolidamento fiscale, anche se il rischio default non è alle porte: il direttore del Fondo monetario, Dominique Strauss-Kahn, l'ha spiegato bene, parlando di dichiarazioni ad uso interno e politico. Il partito conservatore Fidesz del premier Viktor Orban continua però a sostenere di aver ereditato dai precedenti governi socialisti conti peggiori delle attese, e l'attenzione resta alta dopo quelle parole pronunciate al vento dei mercati. Che quelle affermazioni siano o meno un pretesto per non mantenere la promessa elettorale di tagliare le tasse, poco importa: con i mercati non si scherza. Con la storia invece sembra lo si possa ancora fare: così nello stesso giorno delle dichiarazioni sul rischio bancarotta, il governo ha celebrato in pompa magna l'anniversario del Trattato del Trianon, rievocando i tempi della Grande Ungheria.
La storia come giustificazione politica: la Slovacchia non fa eccezione. E venerdì a Komarno, città di frontiera unita alla gemella magiara Komaron dal ponte che attraversa il Danubio, i nazionalisti slovacchi hanno marciato verso il confine per celebrare il novantesimo anniversario del trattato che il 4 giugno 1920 sancì la fine e la divisione dell'impero austro-ungarico. «Dovrebbero parlare di meno, fomentare di meno, e imparare a vivere insieme». Gabriela, trent'anni, cittadinanza slovacca e origini ungheresi, si affaccia sull'uscio del caffè dove lavora e guarda sfilare le bandiere dei nazionalisti slovacchi. Un migliaio di persone fasciate di rosso e blu che seguono il leader del partito Sns, Jan Slota, in un corteo ritmato dai canti delle donne vestite in abiti tradizionali. Sul ponte internazionale erano attesi fino al giorno prima anche i manifestanti dell'estrema destra ungherese, la notizia è stata smentita, ma il cordone di polizia disposto al confine è rimasto comunque intenso.
Mentre dall'altro lato del Danubio l'esecutivo populista magiaro pronuncia frasi "esagerate" sui propri conti economici, Slota termina un comizio nel quale critica il premier ungherese Orban e la legge sulla doppia cittadinanza, quella che facilita la naturalizzazione dei cittadini ungheresi che vivono oltreconfine. Una legge alla quale la coalizione di governo slovacca, di cui fa ancora parte lo stesso Sns, ha risposto con una norma che consente di privare della cittadinanza coloro che scelgano di optare per la naturalizzazione in un paese straniero. Sabato 12 giugno gli slovacchi sono chiamati al voto per il rinnovo del parlamento, 150 seggi per i quali sono in corsa 18 partiti. E le giustificazioni storiche sembrano far presa. «Usano questi argomenti per allontanare i temi che dovrebbero tener banco in questa campagna elettorale, come la crisi economica o i problemi sociali», commenta Martina Kovacova, giornalista del quotidiano Sme.