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In Olanda il voto cede il passo agli Orange

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2010 alle ore 17:17.

Bandierine nelle strade, festoni sui palazzi, palloncini nei negozi. Tutti pazzi per gli Orange che il 14 giugno esordiscono con la Danimarca nel mondiale sudafricano: le città olandesi sono rivestite di arancione, ovunque. Oggi si votava fino alle nove per rinnovare il Parlamento, uno dei turni elettorali più importanti degli ultimi anni, ma la febbre calcistica sale e i possibili scenari politici cedono il passo alle sorti dei propri beniamini a Johannesburg.

Di ieri la cattiva notizia di Arjen Robben fuori nella prima partita, dopo l'infortunio nell'amichevole con l'Ungheria in cui aveva anche messo a segno una doppietta. Tifosi con il fiato sospeso, ma la lesione muscolare alla coscia sinistra non sembra grave e l'esterno del Bayern raggiungerà i compagni nel weekend. «Il calcio qui è una festa», dice Bram, 21 anni, studente di storia. «Un'occasione per stare insieme e bere una birra, un momento di aggregazione. Se poi gli Orange vincono anche, beh, la gioia è grandissima».

L'ultimo successo importante risale al 1988, quando l'Olanda si aggiudicò gli Europei, poi una delusione dopo l'altra. Le speranze per il Sudafrica sono alte: «Ci sono squadre molto forti, come l'Argentina o l'Italia – sorride Thijs, 32 anni – ma possiamo sorprendere qualcuno e farci onore... Forza Orange!».

In tarda serata i primi risultati del voto con gli exit poll. E subito sorpresa. In parità liberali e laburisti, mentre al terzo posto si piazza l'estrema destra xenofoba e anti-islamica di Geert Wilders, che realizza la crescita maggiore. Spazzati via i cristiano-democratici che hanno guidato il governo negli ultimi otto anni.

Se i risultati confermassero le previsioni, formare un governo sarebbe molto difficile perché nè i partiti di destra né quelli di sinistra riuscirebbero a formare una maggioranza.
Secondo la tv pubblica Nos, ai liberali del Vvd di Mark Rutte e ai laburisti del Pvda di Job Cohen, andrebbero 31 seggi ciascuno. Un guadagno, rispetto alla scorsa legislatura, di 9 seggi per i liberali e un calo di 2 per i laburisti.

L'estrema destra del Pvv di Wilders otterrebbe invece 23 seggi, con una crescita record di 14 deputati. Seggi dimezzati per i cristiano-democratici (Cda) del premier uscente Jan Peter Balkenende: da 41 deputati passerebbero a 21. Il problema è che, se i numeri rimanessero questi, formare una coalizione di governo sarebbe molto complicato. Anche se tutta la destra, moderata e non, si coalizzasse (quindi, Vvd con Pvv e Cda), si arriverebbe solo a 74 seggi, mentre la maggioranza si raggiunge a quota 76.

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Tuttavia, nemmeno una coalizione di sinistra appare destinata a reggere: Pvda, socialisti del Sp e i Verdi del Groenlink (che avrebbero preso 11 seggi) non totalizzerebbero neppure 60 seggi. Il calcolo potrebbe quindi arrivare a coinvolgere i partiti più piccoli, come i centristi del D66 (10 seggi negli exit poll), fino ai cristiani-uniti e agli animalisti.

Per ora, il trionfatore assoluto delle elezioni sembra essere Wilders, che ha ottenuto un risultato insperato, visto che negli ultimi giorni era dato in discesa. «Grandioso!!!», ha commentato via sms, unico leader di partito ad essersi espresso dopo gli exit polls. Wilders è ora diventato determinante - sempre se i dati saranno confermati - ed è sempre più difficile escluderlo da una coalizione di centro-destra.

Addio annunciato, invece per l'ex premier Balkenende: spazzato via dalla scena si è subito dimesso dalla guida del partito.

(ha collaborato Alberto Annicchiarico)

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