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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2010 alle ore 19:04.
«Hillary Clinton e centinaia di diplomatici avranno un attacco di cuore quando scopriranno che l'intero deposito dei documenti riservati è ormai disponibile al pubblico». Il cuore di Hillary, allenato a ben altri dolori, ha retto. L'autore di questa mail, Bradley Manning, 22 anni, analista militare americano, è in prigione. È lui la la gola profonda che a inizio aprile ha passato il video di una strage compiuta per sbaglio dai militari americani in Iraq a Wikileaks, sito specializzato nel rivelare documenti segreti.
Due giorni fa si è saputo che Manning è stato arrestato ad Hammer, base a 40 miglia a est di Baghdad. Un baby esperto di intelligence militare, figlio d'arte, cascato nella trappola più di moda: una mail in cui si vantava della soffiata spedita ad Adrian Lamo, ex hacker che dimentico del suo passato ha capito la gravità della cosa e denunciato Manning alle autorità. Un gioco da ragazzi per chi doveva arrestarlo, che conferma una tendenza: la naturalezza della email, l'incapacità di realizzare che il mezzo di comunicazione più abituale e immediato può portare alla rovina.
Pista prediletta. Negli ultimi anni la mail è stata la pista prediletta dagli investigatori americani. «Chiedere e ottenere un ordine di esibizione delle email è un metodo diffuso, soprattutto quando si indaga su frodi societarie. Le intercettazioni telefoniche sono un'altra cosa: c'è bisogno dell'autorizzazione del tribunale e di molte più persone al lavoro» spiegava Scott Broshears, responsabile Fbi in un'intervista al Sole due anni fa. L'unità sulle frodi immobiliari da lui coordinata aveva da poco concluso l'operazione «Mutuo maligno» (Malicious Mortgage) che aveva portato in prigione 406 persone fra cui due fund manager della banca Bear Stearns, Ralph Cioffi e Matthew Tannin.
Era maggio 2008, la crisi dei mutui subprime era scoppiata e l'amministazione americana voleva dare un segnale a banche e intermediari: basta truffe sui mutui. La lezione non servì: tre mesi dopo, a settembre, crolla Lehman Brothers e Dick Fuld, ceo del colosso la cui bancarotta ha innescato la crisi finanziaria e primo accusato cade anche sulle email: al processo si legge la sua corrispondenza elettronica su una cena con l'allora segretario del Tesoro Henry Paulson: «Lehman ha un'ottima reputazione con il Tesoro, è stato apprezzato il nostro aumento di capitale», scrive Fuld a un collaboratore. «Il governo vuole far fuori i cattivi hedge fund e regolare in modo drastico tutti gli altri». Infine: «Paulson è preoccupato per Merrill Lynch (banca poi acquisita da Bank of America»).