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Italiani fanno saltare ordigno trovato da bambini in Afghanistan, un attacco al giorno per la Taurinense

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2010 alle ore 19:51.

Gli alpini del 32° reggimento genio, di stanza a Shindad, oggi hanno fatto esplodere un ordigno improvvisato rinvenuto sotto la Ring Road, la principale arteria di collegamento afghana. La bomba è stata trovata da alcuni bambini che giocavano sul ciglio della strada a circa cinque chilometri dalla base italiana dove opera la Task Force Center del 3* reggimento alpini della brigata Taurinense. I bambini hanno avvertito gli anziani del villaggio del rinveimento e questi hanno allertato la polizia locale che ha attivato i genieri. Vista l'impossibilità di disinnescare l'ordigno gli alpini lo hanno fatto saltare. Nessun danno è stato arrecato alla strada che è stata riaperta al traffico.

Da quando il 20 aprile gli alpini della Brigata Taurinense hanno assunto il comando della Regione Ovest afghana rimpiazzando la Brigata Sassari le truppe italiane hanno sostenuto 40 scontri a fuoco. Il numero di "Tic" (troops in contact) registrati negli ultimi 50 giorni è stato reso noto dal quartier generale di Herat, che ha precisato come il numero comprenda, scaramucce, attentati, come quello che il 17 maggio scorso ha provocato l'uccisione di due e il ferimento di altrettanti nell'area di Bala Murghab, il settore più pericoloso.

Nell'area di competenza della Task Force North basata sul Secondo Reggimento Alpini affiancato da un battaglione statunitense e uno afghano, si sono verificati ben 37 scontri, per lo più vere e proprie battaglie considerato che in 17 di questi episodi i militari italiani hanno impiegato i mortai i mortai pesanti da 120 millimetri.
Le operazioni più importanti sono in corso a sud di Bala Murghab con l'obiettivo di assumere il controllo della "Rng Road" la strada che attraversa tutto l'Afghanistan e che nella provincia di Badghis necessita di ampi lavori di ricostruzione resi per ora impossibili dalla forte presenza di milizie talebane, narcos e di al-Qaeda.

In questa zona almeno 20 talebani sono stati uccisi all'inizio della settimana in una battaglia durata 12 ore che secondo indiscrezioni avrebbe coinvolto truppe italiane, Usa e afghane nel villaggio di Dari Bom. Secondo fonti afghane il bilancio della battaglia è stato di 23 i talebani uccisi; 7 feriti e poi catturati e 4 militari afgani morti. Il comando del contingente italiano, che non aveva dato notizia dello scontro, ha però smentito la partecipazione di truppe nazionali alla battaglia che avrebbe visto protagonisti i militari statunitensi (un battaglione dell'82a divisione paracadutisti è schierato nell'area) e ha riportato un bilancio simile al precedente: 14 talebani "sicuramente uccisi" e altri 10 "probabilmente eliminati", 2 prigionieri e un solo militare afgano leggermente ferito. Non è certo la prima volta che le informazioni sul ruolo degli italiani nelle operazioni belliche risultano scarse e poco chiare e del resto dei 40 scontri sostenuti dal 20 aprile a oggi solo quattro erano stati tempestivamente comunicati alla stampa.

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Un altro "Tic" si è verificato nella città di Herat e due nella provincia di Farah, dove è schierata la Task Force South composta dagli alpini del Nono Reggimento che presidiano l'area a maggior rischio di ordigni improvvisati: 26 quelli rinvenuti negli ultimi 50 giorni dai genieri italiani prima che esplodessero soprattutto sulla strada 517 che da Bala Buluk conduce a Farah City. Altri 12 ordigni sono stati scoperti a Bala Murghab e 3 della zona di Shindand. Quest'ultimo settore, nel quale verranno schierati presto anche i 17 nuovi mezzi blindati Freccia in arrivo dall'Italia con i rinforzi, è assegnato alla Task Force Centre (3° reggimento alpini) ed è attualmente il più tranquillo dell'area occidentale nonostante la vicina Zerko Valley sia ancora un rifugio per talebani e narcos.

L'incremento delle azioni degli insorti anche nell'Ovest conferma l'estensione su tutto il territorio afghano dell'offensiva annunciata dai talebani un mese or sono e che ha determinato un'impennata delle perdite tra le truppe alleate, specie nella regione meridionale. Dall'inizio dell'anno i caduti tra i militari della coalizione sono già 255 tra i quali 164 statunitensi, 49 britannici, 9 canadesi, 8 tedeschi, 7 francesi e 3 italiani.

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