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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2010 alle ore 17:10.
L'ultima modifica è del 12 giugno 2010 alle ore 17:38.
Vedono segnali di ripresa, ma non si accontentano, vogliono qualcosa di più strutturale. Propongono ricette concrete contro gli sprechi, chiedono riforme per liberare il paese dai vincoli anti-sviluppo, cambiamento è la loro parola d'ordine.
Citano, orgogliosi e indignati, il dato sulla spesa pubblica evidenziato nella relazione della loro presidente, Federica Guidi: cento anni fa era limitata al 12%, ora è salita a livelli insostenibili. Tagliare subito, dare prospettive, guardare lontano.
I giovani industriali a Santa Margherita Ligure scalpitano, hanno le idee chiare: la manovra economica del governo va bene, spiega Jacopo Morelli, perché cura la ferita dolorosa dei conti pubblici – ferita che potrebbe degenerare in qualcosa di assai più pericoloso – ma l'azione dell'esecutivo non può fermarsi. C'è molto da fare nella sanità – assicura Monica Lucarelli – per confrontare costi e prestazioni, colpire i furbi, combattere l'evasione.
Hanno voglia di un'Italia incardinata con l'Europa per non finire incastrati come la Grecia, la strada maestra è fatta di ricerca, innovazione e alta formazione «su cui dobbiamo investire massicciamente – dice Vincenzo Nasi – per dare futuro a una generazione che rischia molto».
Sono affascinati dalle nuove tecnologie, convinti che porteranno affari e clienti aggiuntivi a patto che le imprese siano capaci di cavalcarle, si interessano alle energie rinnovabili, come Giorgio Cappello che si indigna per gli ostacoli burocratici che impediscono di sfruttare il sole della Sicilia. Denunciano la speculazione internazionale sulle materie prime, una vera mazzata, sottolinea Annapaola Trione, per le piccole imprese, mentre Alberto Marenghi deve fare i conti con gli scioperi dei portuali svedesi che fanno lievitare i costi della cellulosa.
A Santa Margherita Ligure c'è l'orgoglio di fare l'imprenditore, di continuare le attività fondate dai padri o avviate da pochi anni, Jacopo Silva invita studiosi e politici a prendere esempio dalla capacità delle imprese di rinnovarsi per cambiare il paese, a studiare la meritocrazia applicata in azienda, la capacità di guardare lontano come fa chi investe. E Barbara Gallo assicura: navighiamo a vista, la situazione è estremamente fluida, ma anche stimolante perché siamo costretti a cambiare tutto per trovare nuove strade.