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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2010 alle ore 18:01.
La prima volta di Barack Obama dallo Studio Ovale è dedicata a una crisi. Anche se a una crisi insolita e difficilmente prevedibile: questa volta le ferite da sanare nell'opinione pubblica dal più solenne pulpito della Casa Bianca non sono provocate come spesso in passato da una guerra - vera o temuta - o da un collasso economico, ma da un disastro ambientale.
Un disastro, però, con pochi paralleli: la gigantesca "macchia" di petrolio che da due mesi, dopo l'esplosione sulla pattaforma petrolifera della Bp, invade inesorabilmente il Golfo del Messico, dalle coste della Louisiana a quelle della Florida. Frustrando ogni sforzo di arrestarla e minacciando di scatenare anche un terremoto politico, un voto di protesta alle elezioni di novembre per il rinnovo del Congresso che potrebbe lasciare paralizzato il presidente.
La missione, per Obama, non potrebbe così essere più delicata nel suo primo discorso formale dalla scrivania dell'Oval Office, programmato per questa notte: l'obiettivo è indossare con agio i panni di grande comunicatore e riconquistare il paese, in diretta televisiva e in prima serata, facendo leva sull'autorità morale, prima ancora che politica, della Casa Bianca davanti a un elettorato in preda ai dubbi.
Cercando di unirlo, superando divisioni di partito e ideologiche, nella battaglia contro un nemico comune, il petrolio che sgorga ininterrotto. Di dargli speranza, rassicurandolo che in questa lotta il governo è competente e farà tutto il possibile, per arginare la maerea nera come per compensare le vittime e indagare sulle responsabilità. E infine di consolarlo, sui danni ormai subiti e la necessita' di fare i conti con le inevitabili incertezze sul futuro.
Nel raccogliere la sfida segue le orme di una lunga tradizione che ha messo alle prova presidenti sia democratici che repubblicani. Il disastro che nella storia recente forse più accomuna Obama ai predecessori avvenne proprio sotto un presidente repubblicano, Ronald Reagan. Fu l'originale Grande Comunicatore a prendersi cura di una popolazione sotto shock nel 1986 dopo il disastro della navetta spaziale Challanger, esplosa durante il decollo con a bordo il primo "civile" americano, l'insegnante Christa McAuliffe. Un'esplosione che rischiava di incrinare la fiducia nell'eplorazione spaziale e l'ottimismo che aveva caratterizzato la sua Casa Bianca, con il suo slogan di una nuova alba in America.