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Gelo di Tremonti sui governatori: tagli intoccabili

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2010 alle ore 08:03.

«Non abbiamo alternative sui saldi, sui soldi né sulla distribuzione dei tagli. È arrivato il momento di applicare la logica evangelica: chi più ha, più può dare». Il superministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sbarra le porte e chiude la cassaforte da qualsiasi aspettativa dei governatori di alleggerire la manovra che taglia loro 10 miliardi in due anni. Quei tagli restano, ha detto ieri il ministro nel vertice coi governatori: le regioni potranno redistribuirli come vogliono, magari pensino alle «ricche regioni speciali del nord». Ma lo stato non si farà carico di altri pesi. Tocca alle regioni, insomma. E i governatori non hanno perso tempo: «Incontro molto negativo – ha replicato Vasco Errani (Emilia Romagna) –. Oggi decideremo le iniziative da prendere. Una cosa è certa: non alziamo bandiera bianca». Mentre Lorenzo Dellai (Trento) ha risposto a muso duro: «Tremonti provocatore: non metta le regioni l'una contro l'altra».

Resta alto lo scontro tra governo e regioni. Se con gli enti locali in mattinata c'era stato uno spiraglio di apertura, nel pomeriggio con le regioni Tremonti è stato tranchant. I governatori ponevano come pregiudiziale lo spostamento del peso dei tagli sullo stato, ma hanno incassato un secco «no». Del resto Tremonti non ha fatto neppure alcun cenno al salvataggio con la manovra dei "governatori virtuosi", attraverso regole ad hoc (che in Senato sono però sponsorizzate da emendamenti leghisti). «Se si fanno i tagli a monte, che cosa resta? Non ci sono più i soldi. Così il federalismo fiscale non partirà mai. E sia chiaro – ha replicato Errani dopo il confronto col governo – qui stiamo parlando non di sprechi, ma di tagli ai servizi e alle imprese».

Oggi la conferenza dei presidenti di regione si riunirà per decidere le prossime mosse, anche se ieri già si annunciavano posizioni diversificate: il leghista Roberto Cota (Piemonte) ha insistito sulla necessità di premiare gli enti virtuosi; Renata Polverini (Lazio), ha colto qualche apertura laddove Tremonti ha indicato «la possibilità di lavorare all'interno dei saldi magari dopo la pausa estiva». Renzo Iorio (Molise) ha lamentato la mancata disponibilità a «una leale collaborazione». Mentre Roberto Formigoni (Lombardia) aveva detto fin dalla mattina di aspettarsi un deciso riequilibrio dei tagli. Come non è.

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Tags Correlati: Giulio Tremonti | Lega | Lorenzo Dellai | Politica | Renata Polverini | Renzo Iorio | Roberto Cota | Roberto Formigoni | Senato | Trento | Vasco Errani

 

Tremonti è stato esplicito: «Ferma la manovra, la sua composizione e la distribuzione, possiamo discutere con le regioni e vorremmo farlo mettendo insieme tutte in un unico comparto». Ma «tra le speciali ce ne sono alcune che hanno moltissimo, alcune del Nord e penso per esempio al Trentino. Presumo che possano concorrere un pò di più». Perché «chi più ha, più può dare», ha chiosato suscitando subito la reazione di Dellai.

La partita intanto sta arrivando agli sgoccioli (il 1 luglio la manovra sbarca in aula al Senato). E il Governo sta predisponendo una bozza di maxiemendamento. Con una ipotesi che si fa largo: trovare 4 miliardi nel 2010 e 4,5 nel 2011 (il taglio alle regioni col decreto) anticipando i costi standard in sanità puntando su imprecisate performance di 4 regioni. Ipotesi ragionevolmente impraticabile, ma accarezzata dal Carroccio. Che stavolta trova le porte sbarrate dalle regioni, e non solo perché prima devono arrivare i Lea (livelli essenziali delle prestazioni) territoriali e quelli socio-assistenziali. Però la tentazione leghista, e non solo, c'è tutta.

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