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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2010 alle ore 08:05.
La manovra da 24,9 miliardi all'esame del Senato avrà un impatto negativo sul Pil dello 0,5% nel triennio 2010-2012. Per l'anno in corso, secondo i dati contenuti in una nota integrativa alla «Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica» depositata dal governo a palazzo Madama, si può prevedere un effetto dello 0,1%, tanto che al momento la nuova stima per il Pil 2010 è pari allo 0,9 per cento. Target che però potrebbe essere rivisto al rialzo - fanno sapere fonti tecniche del Tesoro - per effetto del miglior andamento complessivo dell'economia nella seconda parte dell'anno. Se ne saprà di più a metà settembre, quando il governo, in ossequio al timing previsto dalla nuova legge sulla contabilità pubblica, presenterà in Parlamento il documento sulla «decisione di finanza pubblica» (il vecchio Dpef).
Al momento, alla flessione dello 0,1% prevista per il 2010, seguirà una minore crescita dello 0,2% nel 2011 e di pari entità nel 2012. Nessun impatto della manovra, invece, nel 2013. «È gravissima l'ammissione da parte del Tesoro sugli effetti depressivi della manovra economica, commenta dall'opposizione Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni economiche del Pd alla Camera. Così rischiamo di dover affrontare a settembre una nuova manovra di almeno 6-7 miliardi». Tra le principali variabili che concorrono a determinare il tasso di incremento del Pil, si segnalano i consumi privati, che per effetto della manovra subiranno una contrazione dello 0,2% nell'anno in corso, dello 0,1% nel 2011 e 2012, mentre per i consumi collettivi si prevede un impatto positivo dello 0,1% nel 2010 e negativo per gli anni seguenti (-0,4% nel 2011, -0,2% nel 2012,-0,1% nel 2013). Si tratta di un impatto recessivo «sostanzialmente marginale che sarà compensato dalla ripresa», conferma il relatore alla manovra economica Antonio Azzollini.
La manovra - ribadisce il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti - «é necessaria, perchè senza c'é il collasso. Il decreto è stato disegnato come da impegno europeo. Abbiamo il terzo debito pubblico del mondo. Occorre una manovra appropriata, altrimenti altro che recessione». Quel che non si può più fare «è continuare con l'albero storto di una finanza pubblica tutta inclinata sul debito fuori controllo. Rifiutiamo altre considerazioni che non siano appropriate, responsabili e tecniche e andiamo avanti con questa manovra che abbiamo disegnato a livello europeo». Quanto alle proposte di correzione, la linea resta che i saldi e i tagli «non si toccano» anche perchè questa è la «linea europea. Tassare i ricchi non è la soluzione. Se aumentiamo le tasse facciamo una cosa storta». Quindi, margini molto ristretti e solo per emendamenti preventivamente concordati e forniti di adeguata copertura.