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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2010 alle ore 08:01.
È il primo "salto" dei ricercatori, quello cruciale per dare l'abbrivio alle retribuzioni in cattedra, a essere il più colpito dalle misure congela-stipendi previste anche per le università dalla manovra correttiva.
Professori e ricercatori, come magistrati, diplomatici e alti gradi militari, non hanno una storia retributiva disciplinata dai contratti, ma dagli incrementi automatici, ed è lì che nel loro caso si concentra l'ondata di gelo imposta dalla manovra. I grandi lavori sui correttivi sono già iniziati, ma l'ultima parola la dirà in settimana il maxiemendamento governativo: se le carte non cambieranno, i docenti dovranno dire addio per i prossimi tre anni alle due gambe degli aumenti in busta, cioè gli incrementi automatici annuali ancorati alle dinamiche salariali del pubblico impiego e gli scatti (altrettanto automatici, in attesa di una rivoluzione meritocratica che tarda ad arrivare) che ogni due anni fanno salire il professore di un piano nel grattacielo della busta paga.
La tagliola è uguale per tutti, ma gli effetti sono variegati perché cambiano per ognuna delle 52 posizioni stipendiali in cui si articolano le entrate degli oltre 60mila docenti universitari italiani. Il sistema è bizantino è irrazionale in sé - consente anche di raddoppiare lo stipendio senza passaggi di ruolo - e non è semplice trovare una regola in grado di sposare l'esigenza dei sacrifici con un minimo di progressività nelle richieste; fatto sta, però, che lo stop generalizzato finisce per colpire con più durezza proprio gli stipendi più leggeri.
In termini percentuali, il dazio più pesante è a carico dei ricercatori esordienti, che debuttano fra i docenti con un netto da 1.200 euro al mese. Chi ha iniziato la carriera l'anno scorso, oltre agli incrementi Istat deve rinunciare agli scatti del 2011 e del 2013, con una stretta che si porta via 7.659 euro all'anno in termini di mancati aumenti: in pratica, la rinuncia vale il 32,7% dello stipendio annuale.
Più alta in valore assoluto, ma un po' più "leggera" in termini relativi, è la cura che si prospetta per i ricercatori non confermati che hanno già all'attivo due scatti stipendiali, e che nei prossimi tre anni si vedono congelati aumenti per più di 8mila euro l'anno, cioè il 27,6% della loro busta paga che oggi al netto viaggia intorno ai 1.530 euro al mese.