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Il giovane glocal del Pdl che rilegge Manzoni e il tesoriere del gruppo Pd che apre alla Lega

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2010 alle ore 15:12.

Chi sono le promesse di Pdl e Pd al Nord ? Chi sono i giovani dirigenti politici chiamati a fare gli sforzi maggiori in questa fase? E quali obiettivi si prefiggono per i loro partiti e i loro elettori? Abbiamo incontrato alcuni di loro in un viaggio a tappe nella politica del Nord, dove la Lega resta la grande protagonista, ma alleati di governo e rivali si preparano a darle filo da torcere.


Solo tre anni di differenza ma alle spalle due storie politiche tanto diverse. Eppure un percorso comune, fatto di impegno già negli anni della scuola. Carlo Maccari, mantovano classe 1965, ed Ettore Rosato, sessantottino di nascita, triestino, i gradini li hanno percorsi tutti, sconti non ne hanno avuti. Entrambi crescono con la passione politica nel sangue. Maccari si lascia ispirare prima da Giorgio Almirante, poi dalla destra sociale dove c'era anche Gianni Alemanno. Rosato da Benigno Zaccagnini e Aldo Moro, la sinistra Dc, poi dal Ppi. Il primo oggi nel Pdl è considerato vicino a Ignazio La Russa, il secondo, nel Pd a Dario Franceschini, per il quale ha coordinato la campagna elettorale delle primarie. Maccari, vice coordinatore regionale del suo partito in Lombardia è assessore alla semplificazione e alla digitalizzazione della giunta Formigoni. Rosato è deputato del Pd, membro dell'ufficio di presidenza e tesoriere del gruppo.

Non ci sono storie di impegno politico nelle loro famiglie, ma per entrambi l'aria che respirano è determinante nelle scelte di campo, sia Maccari sia Rosato rimangono fedeli alle tradizioni di casa. Una cosa ancora li accomuna: una consapevole nostalgia, che nessuno dei due vuole chiamare così, per il passato, in termini di storia politica. «Fin da bambino - racconta Maccari - ho visto incontri, dibattiti appassionati. L'appartenenza, il senso di lealtà mi hanno stimolato a rimanere in quel partito. Mi faceva rabbia l'idea che ci fosse ancora un partito considerato fuori dall'arco costituzionale, perché invece era un ambiente identico agli altri e pieno di idee». «Sono cresciuto nella corrente morotea - ricorda Rosato - nella sinistra Dc di Zaccagnini e di Moro, dove ho trovato quell'ispirazione che oggi è più complicato rintracciare. Dopo il '92 con tangentopoli la passione politica si è spenta un poco anche in me. Ma è rinata qualche anno dopo, quando sono stato eletto consigliere comunale all'epoca della giunta Illy. Sono stato presidente del consiglio comunale per sette anni e quell'esperienza ha lasciato un segno importante nella mia formazione politica».

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Ettore Rosato

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Il legame con il territorio è una componente essenziale del modo di fare politica anche per Maccari che si definisce un glocal «nonostante non sia più considerato un bel termine». «Ho sempre pensato alle grandi cose per avere motivazioni - dice - ma ho sempre cercato di metterle in pratica a partire da dove vivo. Mi piace il legame con il territorio perché produce grandi frutti».


Più appassionato alla "macchina amministrativa" Ettore Rosato che nel secondo governo Prodi è stato sottosegretario di Giuliano Amato all'Interno, «un'esperienza faticosa e costruttiva - ricorda - mi occupavo di difesa civile, racket, vittime della mafia. Un'esperienza entusiasmante, sono entrato nella struttura che manda avanta il paese».

Pane e politica, soprattutto quella legata al Nord, sono tutti i giorni sui loro tavoli. «Se il Pdl non funziona al Nord allora è meglio scioglierlo», dice Maccari che sprona il suo partito «a interpretare fino in fondo i temi dell'identità. È un errore rinunciare a parlarne solo perché la Lega ne ha fatto la sua bandiera». «Sono stato di recente a rivedere il teatro di Siracusa - racconta - e mi sono ritrovato lì come mi ritrovo in Padania. La mia cultura è anche lì, perché c'è un filo millenario che ci lega nel quale ancora oggi mi identifico». Rosato sostiene che al Nord il Pd esprima «ottimi sindaci, presidenti di provincia, amministratori locali. È un fatto che alle amministrative vinciamo per la forza della nostra classe dirigente». Piuttosto «al Pd credo siano mancate proposte chiare e forti per il Nord, per esempio quelle rivolte al mondo delle imprese che si aspetta una politica più dinamica, capace di interpretare i propri bisogni in termini di burocrazia, credito, esportazioni, facilitazione dell'accesso degli immigrati nel lavoro».

Carlo Maccari è vice coordinatore del Pdl in Lombardia e spera «si superi alla svelta l'idea che il partito nasca da una somma (di Fi e An) e non sia una sintesi. Perché se siamo somma di altri partiti allora siamo un consorzio, ma i consorzi vengono sciolti una volta che viene meno l'obiettivo dello stare insieme». Dobbiamo «dedicare molto meno tempo a quello che eravamo. Si facciano i congressi e si parta subito. Non ho paura a dire che 30/70 a questo punto non ci interessa più». E il proliferale di fondazioni come Liberamente? «Ho fatto gli auguri a Mariastella Gelmini. Se questa è la prima cellula di un movimento che nasce con la volontà di creare un perimetro nel quale tutti possono stare, allora va bene. Se invece è il presupposto per una corrente che gioca in difesa, allora mi piace meno».


Ettore Rosato nel futuro del Pd al Nord vede una possibile alleanza con la Lega. «Non è un tabù. Con la Lega abbiamo già governato, anche in Regione da noi. Dicono di essere un partito che guarda alla concretezza delle cose e ora hanno preso una deriva su alcuni aspetti non compatibile con l'idea che noi abbiamo del paese, parlo della visione secessionista. Su questi aspetti non ci potrà mai essere un'intesa. Penso anche però che queste della Lega siano dichiarazioni forti, fatte per dare fiato a un popolo a volte smarrito dalle contraddizioni che emergono nel governo Berlusconi molto statalista e attento ai suoi problemi giudiziari. Perciò non escludo che possa emergere un futuro di collaborazione più intensa tra Lega Nord e Pd. È una strada da percorrere, in cui misurarsi nelle elezioni amministrative, più avanti». Altri obiettivi politici? «Lavorare nel Pd per fare un passo in più nella collegialità, nella capacità di fare squadra e rimettere al centro i temi di interesse generale. È questo che alla nostra generazione viene chiesto con grande forza se vogliamo che si recuperi fiducia nella politica».

Maccari è pronto a dimostrare che la semplificazione è possibile «chiedendo grande aiuto e sostegno ai corpi sociali. In tema di sussidiarietà - annuncia - chiederemo alle categorie, ai professionisti, ai cittadini di assumersi delle responsabilità in nome e per conto del'ente pubblico». Per essere chiari: in caso di autocertificazione «chi sbaglia il timbro se lo vede tritato nel tritacarne, come avviene nei grandi paesi occidentali». La dialettica tra Berlusconi e Fini? La vive «con disagio», perché «non riesco a comprendere fino in fondo il disegno del presidente della Camera, non riesco a capire dove voglia arrivare. In questo momento bisognerebbe trovare motivi che ci uniscono e non quelli che ci dividono».
Ma perché del Pd si continua a dire che gli emergenti sono giovani-vecchi, legati ai leader del passato? Rosato non è d'accordo. «In un partito che ha una pluralità di voci è naturale che chi collabora lavori con altri e venga definito un "supporter". Ma in verità c'è un gruppo di quarantenni che lavora oltre le collocazioni interne su temi diversi. C'è una classe dirigente consapevole che emergerà come tale e non come persone singole, facendo sistema, mettendo al centro l'interesse di un partito in una coalizione che ha bisogno di nuove energie e anche di rinnovarsi con qualche gomitata»

Il libro più importante? Per Maccari I Promessi sposi di Manzoni, lo rilegge ogni due anni. Per Rosato i discorsi di Aldo Moro. E il film? Il nome delle rosa tratto dal romanzo di Umberto Eco per l'esponente Pdl, Harry Potter per il deputato Pd che ha quattro figli.

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