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Giornalisti e ddl intercettazioni: «Pronti a ricorrere alla Corte di Strasburgo»

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2010 alle ore 17:57.

Se il Ddl sulle intercettazioni «dovesse essere approvato nel testo votato dal Senato» la Fnsi presenterà un ricorso motivato, alla Corte di giustizia europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo. A dirlo il segretario, Franco Siddi, e il presidente, Roberto Natale, della Fnsi nel corso di un'audizione in commissione Giustizia della Camera. I vertici della Federazione dei giornalisti ritengono che il disegno di legge violi la Convenzione europea per i diritti dell'uomo.

Per la Fnsi «occorre eliminare il divieto assoluto di pubblicare per riassunto le intercettazioni messe in deposito a disposizione dell'indagato, prima dell'udienza preliminare». Siddi e Natale hanno proposto la celebrazione di «un'udienza filtro» che scremi le intercettazioni utili ai fini delle indagini da quelle che invece non hanno rilevanza.

Anche la Fieg ha ribadito la sua contrarietà al provvedimento. Il presidente della Federazione degli editori, Carlo Malinconico, ha sottolineato in un documento presentato alla commissione che «la riforma proposta suscita preoccupazione e perplessità: rivoluziona, infatti, l'intero impianto normativo esistente, senza intervenire a tutela della riservatezza con mezzi efficaci a impedire la fuga di notizie». Per Malinconico, «nonostante qualche indiscutibile miglioramento, rispetto al contenuto originario della legge, il ddl sulle intercettazioni, approvato dal Senato, incide ancora pesantemente sulla libertà di informazione».

La materia delle intercettazioni richiede una riforma ma il Ddl del Governo andrebbe migliorato in molti punti, per Glauco Giostra, ordinario di procedura penale alla Sapienza di Roma, ascoltato oggi dalla Commissione Giustizia della Camera nell'ambito delle audizioni chieste dall'opposizione. Per Giostra c'è «un'esigenza di riforma» anche per «un eccessivo ricorso alle intercettazioni e una impropria pubblicazione», che non dipende da norme sbagliate ma da una loro applicazione «talvolta un po' lassista». Sugli eccessi nelle pubblicazioni occorrerebbe una separazione seria tra ciò che è rilevante per le indagini e ciò che non lo è, materiale sul quale anzi garantire un accesso «in condizioni di parità». Uno dei nodi da sciogliere del provvedimento, secondo Giostra, è senz'altro quello che riguarda l'autorizzazione alla richiesta di intercettazioni da parte del Tribunale distrettuale del capoluogo riunito in sede collegiale. «Non è possibile infatti che ogni volta ci sia tutto il trasferimento di documenti da un ufficio giudiziario a un altro. È una procedura - avverte -

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che non ha futuro». Una procedura inutilmente complessa. Giostra, poi, non condivide, poi, le disposizioni sulle intercettazioni ambientali scritte «in maniera piuttosto singolare», il termine dei 75 giorni per le intercettazioni, prorogabile di tre giorni in tre giorni, che «non sta in piedi» perché se è «comprensibile l'esigenza di non prolungare le intercettazioni sine die», è anche vero che un termine risulterebbe limitante per le indagini. Di qui il suggerimento di individuare, per le proroghe, «un innalzamento progressivo dello
standard degli elementi richiesti» e superato un certo tempo rivolgersi ad un organo collegiale.

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