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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 11:37.
La decisione di calendarizzare il ddl intercettazioni a fine luglio «è un puntiglio ed è irragionevole». Parola del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che avrebbe così commentato, riferisce chi ha partecipato alla riunione, la decisione assunta stamane dalla capigruppo di Montecitorio. La sottolineatura del cofondatore del Pdl sarebbe stata suggerita dal probabile slittamento a settembre del voto finale sul provvedimento, visto che dovrebbe servire una ulteriore lettura del Senato se la Camera decidesse di modificare il testo. Sula questione oggi è intervenuto anche il garante della privacy Francesco Pizzetti che durante la sua relazione annuale ha detto, tra l'altro, che in Italia ci sono «rischi per la libertà di stampa».
Malgrado le forti perplessità sull'orientamento della maggioranza, Fini ha comunque deciso di accogliere la richiesta di calendarizzazione a fine luglio perché altrimenti «sarebbe venuto meno al proprio dovere istituzionale». Sulla decisione di accelerare è poi arrivato il disco verde del leader del Carroccio, Umberto Bossi, che pure aveva fatto intendere nei giorni scorsi di essere sulla stessa lunghezza d'onda del presidente della Camera. «Per la Lega - ha detto il Senatur interpellato a Montecitorio - va bene chiudere prima dell'estate». Anche Fini ha comunque accordato il suo via libera a quello che era «l'orientamento prevalente» tra i gruppi parlamentari. Pd, Idv e Udc si sono comunque espresse contro la decisione della maggioranza di far seguire l'esame del ddl a quello della manovra. Il Pdl punta infatti a chiudere la partita prima delle ferie estive. La maggioranza, ha spiegato il presidente dei deputati pidiellini Fabrizio Cicchitto, punta a licenziare il testo «alla Camera con votazioni i primi giorni di agosto».
L'opposizione, però, è sul piede di guerra. «Questo vuol dire - spiega il capogruppo dei democratici a Montecitorio, Dario Franceschini - che il testo non verrà assolutamente
votato a luglio ma che sarà necessario arrivare alla prima settimana di agosto. È una cosa non logica - aggiunge - serve solo a comprimere l'esame della manovra per un testo che comunque sarà modificato e dovrà tornare al senato. Quindi è una forzatura sbagliata».