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Su intercettazioni, giustizia e manovra Berlusconi dice: «Ghe pensi mì»

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2010 alle ore 19:20.

Prima l'elenco dei successi del G8 e del G20 dove sono stati ottenuti «ottimi risultati e c'è stata concordia totale». Quindi il punto sulla situazione italiana «non particolarmente tranquilla. Da lunedì prenderò in mano tutti i titoli che sono sul tavolo, dalla manovra alle ddl intercettazioni a quelli della giustizia. Come si dice a Milano: "ghe pensi mì". Da lunedì tutte queste cose andranno a buon fine». È quanto ha affermato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervistato dal Tg1 durante l'edizione delle 20. Poi, subito dopo ai microfoni del Tg5, assicura. «Quando faccio una cosa la faccio fino in fondo e con grande determinazione, con risultati concreti».

Oggi pomeriggio il premier aveva ricevuto a Palazzo Grazioli lo stato maggiore del Pdl, il suo legale Niccolò Ghedini, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano e Aldo Brancher.Tre ore di confronto serrato durante il quale il Cavaliere ha messo a punto la sua strategia chiedendo ai presenti la consegna del silenzio. Alla fine del vertice, infatti, bocche rigorosamente cucite. Solo La Russa si è limitato a dire. «Tutto bene». Ma sul piatto c'è anche una riflessione sul caso Brancher, atteso l'8 luglio dal voto sulla mozione di sfiducia Pd-Idv e la cui posizione si fa sempre più difficile. Tanto che non è escluso un passo indietro del neoministro che si è intrattenuto in una faccia a faccia di un'ora con Berlusconi. In serata, poi, arriva la smentita del diretto interessato. « Non ho mai parlato di passo indietro non so da dove arrivi la notizia - spiega Brancher da Valeggio sul Mincio -. L'incontro di oggi è andato benissimo, è stato un dialogo completo, abbiamo parlato di tutto».

Nella maggioranza, però, sono ancora tanti i nodi irrisolti. Non ultimo quello dei rapporti con Fini. Che ieri aveva lanciato l'ennesimo affondo all'indirizzo della maggioranza. «Al punto in cui siamo - dice il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto - in un lasso ragionevole di tempo, o si definiscono in modo serio i termini di una convivenza fondata su atteggiamenti positivi e costruttivi oppure sarà più ragionevole definire una separazione consensuale». Insomma, se non è proprio un ultimatum poco ci manca. Anche perché, riferiscono fonti della maggioranza, Berlusconi è profondamente adirato con il presidente della Camera.

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Il clima dunque è molto teso e il ddl intercettazioni non contribuisce a stemperare i toni. Oggi poi a dar di nuovo fuoco alle polveri ci ha pensato il legale del premier Niccolò Ghedini che è andato all'attacco del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «C'è un Parlamento e spetta a quest'ultimo decidere - è stata la replica di Ghedini dalle colonne del Corriere della sera -. La valutazione del capo dello Stato non è su problemi di natura tecnica, altrimenti dovrebbe farsi eleggere. La valutazione è sulla costituzionalità. Le criticità tecniche esulano dalla sua competenza».

Un affondo in piena regola, nonostante ieri sera, dopo il vertice convocato a palazzo Grazioli dal Cavaliere di ritorno dal Brasile, fosse emersa la volontà di non cercare lo scontro con il Colle. Tanto che non si era registrata alcuna replica alle dichiarazioni di Napolitano, fatta eccezione per la precisazione del capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, secondo il quale i suggerimenti del presidente della Repubblica erano stati ascoltati. E anche il presidente del Senato, Renato Schifani, si era affrettato a spiegare che il via libera al provvedimento non sarebbe potuto arrivare prima dell'estate.

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