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Dopo Brancher tocca a Cosentino. Salgono a 14 i ministri dimissionari dei quattro governi Berlusconi

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2010 alle ore 17:16.

Continua ad allungarsi la lista dei ministri dimissionari dei quattro governi guidati da Silvio Berlusconi. Dopo Brancher è oggi la volta del sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino. A chiedere un passo indietro al politico campano è stato lo stesso Berlusconi durante l'incontro nella sede del governo. Assieme al senatore Marcello Dell'Utri, Cosentino è indagato dalla procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sull'eolico in Sardegna, che coinvolge anche l'imprenditore Flavio Carboni.

Il primo ministro dei governi Berlusconi a rassegnare le dimissioni è stato - il 5 gennaio 2002 - Renato Ruggiero. L'ex direttore generale del Wto, voluto proprio da Berlusconi alla guida del ministero degli Esteri, aveva bollato come «inaccettabili» le parole del premier («Ruggiero? Un ministro tecnico le cui dichiarazioni non hanno conseguenze politiche»). Il 3 luglio 2002 a essere costretto alle sue (prime) dimissioni è, invece, Claudio Scajola. Durante una chiacchierata informale - riportata dal Sole 24ore e dal Corriere della Sera - il ministro ligure aveva definito Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Br, «un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza».

Nuova crisi nel 2004. Dopo tre anni di conduzione del ministero dell'Economia, il 3 luglio a gettare la spugna è Giulio Tremonti: a chiedere la testa del superministro è Gianfranco Fini, che lo accusa di aver truccato i conti nella legge finanziaria del 2003. Dopo un breve interim del premier, il posto di Tremonti verrà preso da Domenico Siniscalco. Ma, a settembre 2005, anche il nuovo ministro dovrà lasciare il Governo, sia per divergenze con lo stesso Berlusconi sulle scelte di politica economica, sia per essere rimasto solo nella sua battaglia contro il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, di cui dirà: «Fazio è quel mostro istituzionale, extra-repubblicano, perché qualcuno gli permette di esserlo». Le dimissioni vengono presentate il 22 settembre . Al suo posto torna Giulio Tremonti.

Dimissioni di massa dell'Udc. Il 15 aprile del 2005 a sfilarsi dal governo Berlusconi è addirittura un'intera delegazione, quella dell'Udc, entrata in rotta di collisione con il premier : se ne vanno il vicepremier Marco Follini, il ministro della Funzione pubblica Mario Baccini, il ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi e il ministro perle Politiche comunitarie Rocco Buttiglione.

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Le dimissioni di Scajola. Berlusconi prende l'interim (Lapresse)

Le dimissioni di Scajola. Berlusconi prende l'interim

Si è dimesso il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola. «Per difendermi non posso

I ministri dimissionari dei governi Berlusconi

Tags Correlati: Alessandra Mussolini | Brigate Rosse | Diego Anemone | Dipartimento per le Riforme Istituzionali e Devoluzione | Francesco Storace | Gianfranco Fini | Giulio Tremonti | Governo | Lega | Marco Biagi | Ministero degli affari Esteri | PDL | Politiche Europee | Silvio Berlusconi | Udc

 

Il 18 febbraio 2006 a doversene andare per una delle sue consuete «provocazioni» è, invece, Roberto Calderoli. Il ministro della Lega lascia la poltrona del dicastero delle Riforme istituzionali per le polemiche suscitate dalla sua decisione di mostrare in televisione una t-shirt con le vignette anti-Maometto puubblicate sei mesi prima in Danimarca. Un mese dopo, il 10 marzo del 2006, deve lasciare il ministro della Sanità Francesco Storace, sotto inchiesta con l'accusa di aver fatto intercettare Alessandra Mussolini, sua rivale alle elezioni regionali del 2005.

Nel nuovo governo Berlusconi nato nel 2008, prima di Aldo Brancher ci sono stati due casi di dimissioni: quelle, rientrate, di Raffele Fitto (presentate il 31 marzo del 2010 dopo la sconfitta del pdl in Puglia, respinte da Berlusconi il giorno dopo) e quelle di Claudio Scajola , che il 4 maggio scorso ha lasciato l'incarico di ministro dello Sviluppo economico per la vicenda dell'appartamento pagatogli «a sua insaputa» dal costruttore Diego Anemone.

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