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Berlusconi detta la linea: Pdl nato per battere le correnti

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2010 alle ore 21:22.

«Il Pdl è nato come movimento popolare, espressione diretta degli elettori, per amalgamare tutte le tradizioni politiche del centrodestra e per sconfiggere così la vecchia partitocrazia e la vecchia logica delle correnti da qualunque parte provengano». Silvio Berlusconi serra i ranghi del Pdl in attesa della resa dei conti con il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Così, di ritorno da Pavia, convoca a Palazzo Grazioli un vertice con lo stato maggiore dell'ex Forza Italia, il guardasigilli Angelino Alfano e l'avvocato del premier, Niccolò Ghedini. Esclusi invece gli ex colonnelli di An che però hanno prontamente giustificato l'assenza: Maurizio Gasparri ha spiegato di essere impegnato al Senato sulla manovra, mentre Ignazio La Russa è stato trattenuto «da un impegno televisivo non rinviabile».

L'esclusione dei due, però, non sembra affatto casuale ma decisa dallo stesso Berlusconi che ha voluto chiamare a sé solo i fedelissimi.Al termine dell'incontro viene diffusa una nota assai stringata ma eloquente. «Il Pdl è nato come movimento popolare, espressione diretta degli elettori, per amalgamare tutte le tradizioni politiche del centrodestra, per sconfiggere così la vecchia partitocrazia e la vecchia logica delle correnti, da qualunque parte provengano». Il richiamo serve al Cavaliere innanzitutto per far pulizia in casa sua mettendo al bando le fondazioni che sono strumento di lotta di potere. A cominciare da quella battezzata dai ministri Frattini e Gelmini, "Liberamente", che si affrettano subito a fugare i sospetti di essere i primi destinatari dello stop del premier. «Il presidente Berlusconi condivide lo spirito dell'iniziativa che è solo culturale».

I ben informati, però, riferiscono che gli strali del Cavaliere erano diretti proprio a loro e a quella galassia di sigle e movimenti che si moltiplicano a vista d'occhio tra gli ex forzisti. La nota uscita dal vertice è comunque anche un chiaro ammonimento al presidente della Camera, Gianfranco Fini: si lavora dentro al Pdl, tutto si fa dentro il recinto del partito, chi pensa di avvalersi di proprie fondazioni o associazioni per far percorsi paralleli o guerre di successione si mette fuori, perché il Pdl è nato per amalgamare, non per frazionare, è nato per battere la vecchia partitocrazia e certo non per far ingrassare quelle correnti che pure Fini una volta arrivò a definire «metastasi». Insomma, Berlusconi bacchetta anche Generazione Italia e Farefuturo, che considera correnti a tutti gli effetti.

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Il presidente della Camera Gianfranco Fini con il presidente dell'Autorita' per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabro', ritratto al termine del suo intervento alla presentazione della relazione annuale dell'Agcom, oggi nella sala della Lupa a Montecitorio a Roma. (ANSA/CLAUDIO ONORATI)

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Il presidente della Camera legge in tempo reale le agenzie battute al termine del vertice di palazzo Grazioli ma per ora non si pronuncia. E soprattutto non cambia la sua strategia. «Non arretreremo di un centimetro», dice ai suoi convocati a ranghi ristretti prima del vertice di Palazzo Grazioli. La linea resta quella anche dopo l'aut aut del Cavaliere che chiama in causa il cofondatore e il difficile rapporto tra Berlusconi-Fini.

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