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Notizie Medio Oriente e Africa

Gli africani con un cellulare ormai sono più di quelli con un conto in banca

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2010 alle ore 16:58.

In Africa, nelle città come nelle zone rurali, il telefono cellulare sta velocemente passando da oggetto del desiderio a strumento quotidiano indispensabile. Se fino a non molto tempo fa tirare fuori dalla tasca un telefonino in un villaggio del Kenya significava provocare l'assalto di bambini incuriositi, oggi nessuno si stupisce più, anzi, sono tanti ad averne uno e a usarlo per migliorare la propria condizione di vita.

Entro la fine di quest'anno le utenze di telefonia mobile nel mondo saranno oltre cinque miliardi e l'Africa è il continente con la crescita più veloce in questo settore, circa il 22% su base annua secondo un recente rapporto della Global Industry Analisist Inc, una delle più accreditate società di ricerche di mercato nel mondo. Certo, le zone in cui manca la ricezione sono ancora tante, ma le Nazioni Unite hanno fatto sapere che se nel 2000 solo un africano su 50 possedeva un cellulare, oggi il rapporto è diventato di uno su quattro (per la precisione il 28%).

I vantaggi della telefonia mobile sono talmente conclamati, in paesi in cui le infrastrutture per la comunicazione fissa restano una chimera, che persino le numerose comunità religiose presenti sul territorio si sono adeguate ai tempi. Se da noi la Chiesa Cattolica si sta attrezzando con applicazioni per sgranare il rosario digitale con lo smart phone (ora anche una app per seguire la messa con l'iPad), il telefono cellulare anche in Africa non è più un bene materiale da cui tenersi lontani per la salvezza dello spirito, ma uno strumento utile ai rappresentanti religiosi per attirare le anime perse e per assicurarsi quelle già trovate.

Come ha dichiarato all'Ecumenical News International il vescovo Anglicano a Nyahururu (Kenya) Charles Gaita, «la Chiesa vede il cellulare come una benedizione di Dio, un modo per far accadere le cose più in fretta». Cose come le donazioni, per esempio. Il reverendo Wellington Mutiso, segretario dell'Alleanza Evangelica del Kenya, ha dichiarato che il trasferimento di denaro alla sua congregazione da parte dei fedeli non abbienti è parecchio facilitato dal telefono cellulare dato che così si possono fare anche piccoli versamenti con un sms.

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Tags Correlati: Charles Gaita | Chiesa cattolica | Ecumenical News International | Global | Industry Analisist Inc | Internet | Kenya | Nyahururu | Onu | Vodacom | Wellington Mutiso

 

se pensiamo che il "mobile money" nei paesi in via di sviluppo sta correndo a perdifiato e l'Africa è anche qui al primo posto: a questo punto sono di più gli africani con un cellulare che quelli con un conto in banca, e bastano anche i device di vecchia generazione per trasferire denaro con un messaggino. Sempre secondo il rapporto GIA nel solo Kenya nel 2009 sono stati trasferiti via cellulare 13 milioni di dollari al giorno (per cifre che si aggirano intorno ai 20 dollari in media per transazione).

Abbiamo contattato la Vodacom, una delle maggiori compagnie telefoniche sudafricane, dove il mercato del mobile money è all'apice e dove le comunità religiose che operano sul territorio sono tante e vivono perlopiù attraverso le donazioni, e ci hanno detto che non esiste una cifra relativa all'ammontare totale del traffico di denaro via sms per scopi caritatevoli di natura ecclesiastica. Un altro addetto stampa si premura di richiamarci poi a distanza di giorni per sottolineare che non hanno particolari accordi né con la African Church, né con altre congregazioni. Da ciò si deduce che si tratta di un business non quantificabile dunque, a quanto dicono, ma sicuramente diffuso e remunerativo se non applicano alcuno sconto nonostante gli scopi benefici.

Per quanto riguarda il cellulare come strumento di follow-up rispetto ai fedeli, sono in tanti a dichiarare di ricevere un sms per ricordarsi di andare in chiesa la domenica o solo semplicemente messaggi d'evangelizzazione. La sfida può essere far entrare i versetti della Bibbia nei 160 caratteri disponibili, alcuni si prestano particolarmente. Oggi che nel cellulare convergono più media, esso diventa anche il mezzo più economico per tenersi aggiornati su quello che succede nel mondo e per comunicare direttamente cosa accade al livello locale (nei cellulari di ultima generazione sono riposte tante speranze per l'accorciamento del divario tecnologico, a ribadirlo è stato anche il quotidiano cattolico Avvenire un mese fa in un articolo dal titolo "Africa miniera inesplorata di notizie") e per permettere l'aggiornamento da parte dei leader delle comunità religiose del proprio sito internet, della propria pagina su Facebook e dell'account su Twitter, per esempio.

A Pimville, un'area all'interno della township di Soweto, a Johannesburg, c'è una chiesa evangelica, la Grace Bible Church, guidata da un pastore 2.0 che si chiama Mosa Sono e aggiorna continuamente i fedeli via Twitter tramite il suo Blackberry. Ieri ha twittatto: «Sei afflitto dal senso di colpa? Dio è così fedele e giusto da perdonarti ogni peccato se lo confessi». Ma anche: «La Coppa del Mondo di Calcio ha raggiunto un livello "A" di competizione, anche noi possiamo arrivare ad essere cristiani di serie "A». Il pastore, oltre che vagamente "geek", è anche un tifoso sfegatato.

Nel grande auditorium dove predica ha fatto montare due maxischermi e due televisori al plasma per seguire le partite con i suoi numerosi fedeli rigorosamente dotati di vuvuzela. Sul sito della sua chiesa sono scaricabili anche sermoni e perle di saggezza in pdf, presto si attrezzerà con i podcast. Del resto anche Papa Ratzinger, in un messaggio durante la 43ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, ha detto: «Esorto i giovani cattolici a portare nel mondo digitale la testimonianza della loro fede. A voi spetta in particolare il compito di evangelizzazione di questo "continente digitale"».

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