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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2010 alle ore 13:04.
MOSCA - Ce n'è un altro. Mentre in una località segreta vicino a Mosca l'Svr – i servizi esterni russi – interrogano in quarantena i dieci agenti rientrati venerdì scorso dagli Stati Uniti, l'Fbi avrebbe fermato un'altra presunta spia. La dodicesima: il numero 11, Christopher Robert Metsos, è scomparso a Cipro, dopo essere uscito su cauzione.Russo, 23 anni: citando un funzionario americano vicino alle indagini, il Wall Street Journal scrive che il controspionaggio federale era sulle sue tracce dall'autunno scorso, poco dopo il suo ingresso negli Usa.
Il nome non viene rivelato, né è chiaro se "il signor n.12" faccia parte dello stesso cerchio di agenti arrestati a fine giugno, e deportati in Russia dopo essersi riconosciuti colpevoli di aver agito negli Stati Uniti come agenti non dichiarati di un governo straniero.
Dopo il rientro sono stati raggiunti dai figli minorenni. E ora, secondo fonti dei servizi russi, vengono sottoposti a interrogatori, test ed esami della verità in quello che viene chiamato "albergo" dell'Svr: torneranno liberi tra un paio di settimane. Potranno restare all'interno dei servizi – probabilmente con funzioni ridimensionate e in Russia – se non saranno state riscontrate gravi mancanze nel loro operato. In caso contrario, si suppone che dovranno lasciare l'organizzazione.
In questo caso non dovrebbe certamente avere problemi di occupazione Anna Chapman, la più famosa dei dieci agenti, ormai una star nella città di Volgograd, dove ha vissuto fino ai 17 anni. Sarebbe stata proprio Anna, o Anja (alla quale è stata tolta la cittadinanza britannica), a spingere l'Fbi all'azione dopo una telefonata al padre: ma a Volgograd le ragazzine vanno pazze per lei, imitano il suo stile, qualcuno ha perfino organizzato un concorso per la migliore canzone dedicata ad Anna. E non si esclude che il cognome Chapman apparirà nelle liste elettorali cittadine per il voto del 2011.
L'intelligence russa intanto indaga sull'ipotesi che una "talpa" abbia rivelato all'Fbi l'esistenza della rete di agenti illegali già nel 2000. E i media americani hanno fatto il nome di Serghei Tretjakov, passato agli americani proprio a quell'epoca. A New York era vicecapo dei servizi russi, responsabile per le operazioni segrete negli Usa. Molti sono convinti che ci sia un collegamento tra l'arresto delle spie il 26 e 27 giugno e la morte di Tretjakov, avvenuta – si dice per cause naturali - il 13 dello stesso mese.