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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2010 alle ore 19:23.
Nell'estate delle spie arriva l'ennesimo colpo di scena nella vicenda dello scienziato nucleare iraniano Shahram Amiri, che Teheran sostiene sia stato rapito dalla Cia 14 mesi or sono e che ora potrebbe tornare a casa con un jet della Turkish Airlines. L'uomo è stato portato lunedì sera nella sezione d'interessi iraniana a Washington, da dove ha chiesto il rimpatrio nella Repubblica islamica e ha affermato che gli americani sono «gli sconfitti» di questo stranissimo sequestro.
Lo scienziato dell'organizzazione iraniana per l'energia atomica, sparito 14 mesi fa durante un pellegrinaggio in Arabia Saudita, era riapparso nelle settimane scorse in due video trasmessi in Iran in cui affermava di essere riuscito a fuggire da una prigione della Cia in Virginia e di temere per la propria vita. «Dopo la vergogna di questo sequestro volevano che me ne tornassi discretamente in Iran», ha dichiarato a un giornalista della radio iraniana dalla sezione d'interessi, che si trova all'interno dell'ambasciata pakistana a Washington (tra i due paesi, Usa e Iran, non ci sono relazioni diplomatiche dall'invasione dell'ambasciata americana a Teheran avvenuta il 4 novembre 1979), «ma alla fine non ci sono riusciti, fin da quando ho lanciato i miei messaggi su Internet si sono visti come gli sconfitti in questa vicenda».
L'agenzia semi-ufficiale Fars ha parlato di «vittoria sui servizi di intelligence Usa». Su Amiri, che ha studiato in un'università, la Malek Ashtar, legata ai Pasdaran, i cosidetti Guardiani della rivoluzione, ci sono state molte notizie contrastanti: a marzo la rete tv Abc aveva riferito che stava collaborando con la Cia e fornendo informazioni sul controverso programma nucleare di Teheran.
Lo scienziato nucleare iraniano Amiri ha deciso di tornare in Iran «secondo la sua libera volontà», ha precisato una fonte ufficiale americana che ha ribadito come le affermazioni dello scienziato iraniano di essere stato imprigionato o torturato sono «una menzogna». A questo punto l'unica ipotesi plausibile è che lo scienziato iraniano abbia deciso 14 mesi or sono di fuggire negli Stati Uniti, ma che successivamente la Cia si sia accorta che non aveva segreti da svelare. E a quel punto lo ha abbandonato al suo destino.