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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2010 alle ore 23:01.
Lo "spill" è cessato: per la prima volta in molti mesi, da quando la piattaforma Deepwater Horizon è esplosa nel Golfo del Messico al largo della Luisiana il 20 aprile scorso, non c'è più una goccia, di greggio a contaminare le acque del Golfo in uscita dal pozzo distrutto della BP. L'annuncio è giunto ieri dalla BP, alle 2.45 del pomeriggio ora locale. Ma la compagnia petrolifera ha precisato che si tratta comunque di un test, di un collaudo, che consente di avere certezze per un periodo compreso fra le 6 e le 48 ore, poi, per il passaggio definitivo, si dovrà ancorare il nuovo "tappo" alla superficie marina. Operazione che comporta rischi di nuove fuoriuscite del greggio inquinante.
Resta il fatto che la chiusura, seppure temporanea, della falla, ha generato entusiasmo per tutti. Per la popolazione civile, che finalmente può vedere in modo concreto le premesse per chiudere il più grave disastro ecologico della storia americana. Per le autorità locali, che vedono in prospettiva la chiusura di un incubo:"Halleluja…speriamo che sia vero, l'economia ha sofferto in tutta la regione del Golfo", ha detto il Senatore democratico della Florida. Per l'amministrazione Obama, che ha sofferto enormemente in termini politici per questa inarrestabile marea nera "solo domani farò un annuncio formale" ha detto Obama dopo la notizia. E per la BP, che ha subito gravissime perdite in borsa e resta esposta a risarcimenti danni che potrebbero superare i 30-40 miliardi di dollari.
Ma la compagnia petrolifera, dopo mille delusioni, preferisce mantenere un atteggiamento "realistico". Non vi sono ancora toni trionfalistici. "Abbiamo ancora molta strada davanti a noi, abbiamo fatto progressi, ma vi sono sia incertezze che rischi per il cattivo tempo…con l'estate che arriva abbiamo pericoli di uragani, ma siamo pronti anche a quello, abbiamo messo a punto nuovi sistemi per restare più a lungo sui vascelli…abbiamo speso 7 miliardi di dollari e abbiamo migliaia di persone al lavoro, e saremo qui per tutto il tempo necessario…" ha detto Doug Suttles, il chief operating officer della BP. Lo stesso vale per le autorità americane. L'Ammiraglio della Guardia Costiera Thad Allen il responsabile delle operazioni governative ha detto che la "cupola" piazzata per coprire il buco, è un "precursore" al contenimento definitivo. Consente in sostanza di bloccare il flusso, ma anche, se necessario, di raccogliere e redistribuire attraverso quattro grosse tubature i circa 35.000-60.000 barili di greggio al giorno potenzialmente in fuoriuscita dal buco generato dall'espolosione.