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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2010 alle ore 17:25.
L'uomo senza nome sorseggia una birra ghiacciata. È quasi mezzanotte, l'aria è afosa e il bar è affollato come mai. L'uomo sorride enigmatico e mormora soltanto, con un filo di voce: «Sono due, gli elenchi. Ci sono due liste Falciani, in Italia. E non sono uguali». Una pausa. L'ennesimo sorriso. La sfinge ora parla e rivela ciò che a pensarci bene ha in sé una logica disarmante.
Gli elenchi sono quelli dei presunti evasori fiscali finiti nel computer di Hervé Falciani, ex dipendente della banca Hsbc di Ginevra, sequestrato dalle autorità francesi: il primo è nelle mani degli uomini del Comando generale della Guardia di Finanza di Roma, l'altro è in possesso dei magistrati della Procura di Torino che indagano per riciclaggio. Fin qui nulla di nuovo. Che la lista sia a Roma e a Torino è cosa nota. Ma che gli elenchi siano differenti tra loro, e che non contengano gli stessi nomi, questo è un enigma.
L'uomo senza nome parla sapendo che la sua identità non verrà mai rivelata. Conosce bene il caso Falciani e conosce il contenuto di quel computer. Appoggia il bicchiere sul tavolino: «Bisogna chiedersi chi ha estratto quei dati, cioé chi ha deciso quali nomi dovessero finire in quelle liste», aggiunge adesso. Già, è proprio questo il punto. E la domanda è: chi ha stabilito quali identità consegnare alla Guardia di Finanza e poi ai magistrati di Torino? Due mani diverse. Alle Fiamme gialle l'elenco è arrivato attraverso il governo di Parigi. Ai pm piemontesi tramite una rogatoria internazionale inviata al Tribunale di Nizza, dove il procuratore capo Eric de Montgolfier indaga per riciclaggio. Origini diverse potrebbero aver prodotto elenchi che non coincidono tra loro.
Ciò che si conosce finora di quelle liste sono 25 nomi pubblicati dal Corriere della Sera e dal Messaggero, nomi provenienti dall'elenco della Guardia di Finanza di Roma. E nient'altro. Venticinque sconosciuti che hanno depositato sui conti della Hsbc di Ginevra cifre variabili tra i 22mila e un milione di euro. Noccioline. Perché questi sono i pesci piccoli, come li aveva definiti anche Hervé Falciani. Solo 132 depositi della "lista romana" superano i dieci milioni di euro. Ma allora perché nella rete degli investigatori italiani sono finiti solo i conti di minore entità? Perché chi ha nascosto al fisco cifre ben più alte è riuscito probabilmente a farla franca?