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Obama andrà al mare in Florida nonostante la marea nera

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2010 alle ore 08:38.

Di nuovo tutto fermo nel Golfo del Messico. Questa volta è l'imminente arrivo di un uragano ad avere costretto la Bp a iniziare l'evacuazione dell'intera area nei pressi del pozzo Macondo e a interrompere i lavori in corso per chiudere la falla che dal 20 aprile scorso sputa petrolio nel mare. Intanto, mentre si valutano le perdite miliardarie per il settore del turismo, il presidente americano Barack Obama ha fatto sapere che andrà al mare proprio lì, sul Golfo, in Florida, con la famiglia.

La famiglia Obama ha cambiato i piani delle vacanze estive e nella settimana di ferragosto invece di partire per il nordest degli Stati Uniti, andrà sul Golfo del Messico devastato dalla marea nera. Lo ha annunciato la Casa Bianca. Nei giorni scorsi sia il presidente che la First Lady avevano pubblicamente incoraggiato gli americani a passare le vacanze lungo la costa del Golfo del Messico per sostenere l'attività turistica in crisi a causa della fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma della Bp.

Ci vorranno cinque giorni per completare l'evacuazione prima che la tempesta si abbatta sul Golfo, forse all'inizio della prossima settimana, e due settimane prima che i lavori possano riprendere a pieno ritmo. La data in cui la sorgente verrà sigillata definitivamente è slittata quindi di nuovo, probabilmente a fine agosto.

Oltre al pericolo uragano, ieri la Bp si troverà presto a fronteggiare un'altra crisi sul fronte americano, legata all'attentato terroristico del 1988 nei cieli di Lockerbie. Ieri il Senato americano ha chiesto all'amministratore delegato Bp Tony Hayward di testimoniare sul ruolo svolto dal colosso petrolifero inglese nel rilascio del terrorista libico Abdelbaset Ali Mohmet al-Megrahi, condannato per l'esplosione del volo PanAm in cui morirono 270 passeggeri, quasi tutti americani. Al-Megrahi, ancora vivo benché i medici gli avessero dato tre mesi di vita l'agosto scorso, fu scarcerato dal governo scozzese un anno fa per motivi umanitari.
Sempre di fronte al Parlamento statunitense la Bp dovrà presto testimoniare anche sulle cause dell'incidente che provocò l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon e la morte di 11 operai. Ieri il New York Times ha rivelato un rapporto della Transocean, la società svizzera proprietaria della piattaforma. Secondo il documento, il personale della piattaforma era preoccupato per la sicurezza delle operazioni e consapevole che molte componenti delle trivelle non erano state sottoposte a ispezioni da dieci anni. Nessuno però ha detto nulla, temendo ritorsioni da parte di Bp.

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Tags Correlati: Ali Mohmet Al-Megrahi | Barack Obama | Bp | BP | First Lady | Florida | Golfo Bp | Golfo del Messico | Inquinamento | Senato degli Stati Uniti d'America | Tony Hayward | Transocean

 

L'unica notizia incoraggiante in arrivo dal Golfo ieri è che la Guardia Costiera ha autorizzato Bp a tener chiuso il nuovo tappo a tre valvole che ormai da dieci giorni impedisce al petrolio di uscire in mare. Per qualche ora si era temuto che le autorità marittime potessero ordinare l'apertura perché l'arrivo di venti a 100 chilometri all'ora avrebbe costretto la BP a rimuovere la strumentazione impiegata per monitorare la pressione all'interno del pozzo.

Il centro meteorologico nazionale ha previsto l'arrivo di una tempesta diretta verso le Bahamas e la Florida all'inizio della prossima settimana con una probabilità del 40%. La probablilità è sufficientemente alta tuttavia da richiedere l'evacuazione totale, un processo che richiederà l'allontanamento di una flotta di 65 imbarcazioni tra piattaforme galleggianti, petroliere, veicoli della Guardia Costiera, motonavi specializzate nella pulizia del mare, vessilli dotati di strumentazioni diagnostiche e barche da cui vengono pilotati i robot subacquei.

Il pericolo del maltempo è sempre stato preso in considerazione dalla Bp e dalla Guardia costiera, ma è ironico che si stia materializzando proprio a pochi giorni dal completamento dei lavori di trivellazione in corso dall'inizio di maggio per scavare i pozzi di sfiato che dovrebbero consentire di sigillare in modo permanente il giacimento del Macondo. I tecnici BP hanno annunciato di avere trivellato un foro di due chilometri e mezzo e di essere arrivati a venti metri dal bersaglio; una volta intersecato il pozzo originario, potranno versare una colata di cemento e chiudere completamente la sorgente.
Intanto sulla terraferma cresce l'allarme inquinamento in vista dell'arrivo dell'uragano. I venti dovrebbero spingere con violenza la marea nera verso le coste della Louisiana, del Mississippi e del Texas settentrionale, con possibili gravi danni per l'ecosistema.

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