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Il ceo Tony Hayward tratta l'uscita. Bp pronta a sostituirlo con l'americano Robert Dudley

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2010 alle ore 16:42.

Londra – Tony Hayward ceo di Bp sta negoziando la sua uscita dal gruppo, domani il board ne prenderà atto, e martedì al più tardi, in coincidenza con i risultati del secondo trimestre, ci sarà l'annuncio ufficiale. È questo il calendario previsto, ma non è escluso i tempi possano subire una rapidissima accelerazione con l'addio del top manager entro le prossime ventiquattr'ore. Un portavoce del gruppo interpellato in queste ore s'è limitato a ribadire che "Tony Hayward è il ceo di Bp", senza aggiungere, ovviamente, fino a quando.

Rotola insomma la prima, più importante, testa del gigante petrolifero sfiancato dalla crisi del Golfo del Messico nelle stesse ore in cui Bp si ritrova al centro delle polemiche per le cinque trivellazioni in acque profonde nel Golfo della Sirte, in Libia. Non è detto che gli eventi siano collegati, probabilmente no, ma le coincidenze restano straordinarie e sufficienti per moltiplicare i sospetti. Il destino di Tony Hayward, 53 anni da 28 impiegato alla Bp dove ha ricoperto incarichi di enorme prestigio fino al 2007 quando s'è accomodato sulla poltrona operativa più alta, è stato scritto la notte del 20 aprile quando la piattaforma DeepWater horizon è esplosa uccidendo undici persone e provocando il più grave danno ambientale della storia americana.

La gestione di una tragedia percepita con ritardo, e da lui stesso troppo a lungo minimizzata, gli è stata fatale. Ancor di più per via dell'offensiva americana su Bp che oggi è concentrata sulle connessioni con la Libia di Gheddafi e il presunto scambio fra la liberazione del terrorista libico Abdel al Megrahi responsabile dell'attentato al volo Pan Am precipitato a Lockerbie nel 1988 uccidendo 270 persone e l'ok di Tripoli alla Bp per concessioni petrolifere di grande valore. Oggi quando l'atto finale di quel presunto accordo – mai riconosciuto né da Bp né dalle autorità britanniche – si consuma con il via alle esplorazioni nella Sirte, Tony Hayward se ne va. Sta negoziando il pacchetto d'addio che il board ratificherà domani nello stesso meeting in cui prenderà atto di utili da 7 e più miliardi di dollari nel secondo trimestre dell'anno. Utili teorici perché, secondo quanto risulta saranno annunciati accantonamenti per almeno 30 miliardi di dollari per far fronte al disastro del Golfo del Messico. Manovra contabile che ridurrà i conti del trimestre in una catastrofica, ancorché prevedibile, perdita. Sembra destinato a restare, invece Karl Henric Svanberg il presidente di Bp rimasto sotto traccia in queste settimane di massima pressione per il gruppo petrolifero.

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Tags Correlati: Bob Dudley | Carl Henric Svanberg | Cremlino | Golfo del Messico | Karl Henric Svanberg | Libia | Londra | Robert Dudley | Russia | Stati Uniti d'America | Tnk Bp | Tony Hayward

 

Con l'uscita di Tony Hayward si apre lo scontro per la successione. Una partita che sembra però già definita a favore del manager di 54 anni Bob Dudley l'uomo che Bp ha incaricato di gestire il dopo crisi e che ha un passato… al freddo. Era il ceo di Tnk Bp la tribolata joint venture anglo russa che portò al massimo della tensione le relazioni fra Londra e Mosca. Lo scettro sembra che sarà tutto suo, anche per ragioni di opportunità legate alla partita americana. Bp ha assoluta necessità di recuperare credibilità negli Stati Uniti di cui è il maggiore fornitore di greggio e a cui fanno capo i maggiori azionisti del gruppo. Il dividendo di Bp, lo ricordiamo, finisce soprattutto nelle casse dei fondi nordamericani. E questo anche perché Bp di oggi è il frutto dell'incontro con Amoco. Proprio da Amoco arriva Bob Dudley. E' americano e con un forte accento del sud essendo cresciuto a Hattiesburg, nel Mississippi non troppo lontano dalle aree devastate dall'inquinamento. Un biglietto da visita che dovrebbe far cadere il pregiudizio anti-inglese che si è avvertito forte in tutta la delicata mano transatlantica innescata dalla crisi del Golfo. L'unico dubbio riguarda il passato di Bob Dudley in Russia e l'esito della difficilissima mano che ebbe a giocare fra Cremlino e Londra. Alla fine dovette cedere alla spinta russa e abbandonò Mosca rientrando a Londra in una posizione defilata. Fino a un mese fa quando gli fu conferita la responsabilità delle operazioni di pulizia. Fino a oggi quando sembra imminente il suo insediamento alla testa di Bp.

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