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La Russa a Fini: «Entri nel governo e lasci la carica istituzionale»

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2010 alle ore 15:09.

Fini entri nel governo come ministro dello Sviluppo economico, lasciando la sua carica istituzionale di presidente della Camera. A lanciare la proposta è il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, a margine di un convegno della fondazione Nuova Italia. «Sono ancora pronto a spendermi perchè si trovi un accordo tra Fini e Berlusconi. Non credo che si possano fissare regole e regolette per governare la guerriglia esistente, però esiste forse un corridoio molto stretto perchè vi esploda il clima che fece nascere il Pdl. Facciamo ad esempio un'ipotesi fantascientifica: se Fini e Berlusconi si trovassero d'accordo che Fini entri nel Governo, magari al ministero delle Attività produttive, lasciando la carica istituzionale per svolgere un ruolo anche nel partito, la situazione cambierebbe radicalmente. So che è molto difficile, ma se si chiudesse anche questo spiraglio avrebbero ragione i pessimisti».

Anche Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano chiama in causa Fini, replicando alle parole di Fabio Granata che, come riferisce lo stesso sottosegretario, ha detto che fra i pezzi di governo che impedisce di raggiungere la verità sulle stragi c'è anche «Mantovano che ha negato il programma di protezione a Spatuzza». Mantovano ha chiesto a Fini che in avvio della prossima seduta «dica qualcosa di chiaro e definitivo sul punto: non lo chiedo, lo esigo sulla base della vicinanza di anni al Presidente della Camera, della mia storia personale e sulla base dell'azione di governo che si sta facendo da due anni».

Per il sottosegrario «quello che è stato detto è di una gravità fuori dal comune» pronunciata dai professioni dell'antimafia che da qualche tempo da destra sono protagonisti di "fuoco amico". Mantovano sottolinea come sia la legge a vietare di concedere il programma di protezione ai pentiti che rilasciano dichiarazioni a rate come fatto da Spatuzza. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha espresso solidarietà al sottosegretario Mantovano, «oggetto di ignobili insinuazioni, dopo la decisione da parte della Commissione ministeriale di non ammettere al programma di protezione il pentito Gaspare Spatuzza». Maroni ha ribadito che la commissione ministeriale «ha solo applicato in maniera piena e rigorosa una norma approvata all'unanimità dal Parlamento nel 2001».

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Tags Correlati: Alfredo Mantovano | Comitato Esecutivo | Gaspare Spatuzza | Gianfranco Fini | Giustizia | Ignazio La Russa | La Nuova Italia Editrice | Libere professioni | Ministero dell'Interno | PDL | Presidente della Camera | Roberto Maroni | Spatuzza

 

Intanto il deputato finiano Fabio Granata è tornato difendere oggi la sua battaglia «per la legalità», dopo essere finito nel mirino di diversi esponenti del suo partito. In un articolo pubblicato su Ffwebmagazine, il periodico online della fondazione FareFuturo sottolinea che «nel Pdl a minare la credibilità del partito agli occhi dell'opinione pubblica e della gente comune, alla prese con una grave crisi economica e sociale, non sono le cricche, le consorterie, le logge che parlano di affari, denaro, potere e dossier: il vero problema siamo noi, i professionisti dell'antimafia», Anche nel Pdl, ha scritto Granata, si è fatto spesso ricorso a queste espressione «per sottolineare negativamente la predisposizione
di alcuni di noi a rimuovere la cultura delle garanzie e le presunzioni di innocenza costituzionalmente garantite, attraverso la sottolineatura delle responsabilità di pezzi delle istituzioni e della politica nella vergognosa e ciclopica opera di depistaggio e di occultamento della verità sulle stragi di mafia nella cornice delle trattative tra apparati dello stato e cosa nostra».

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