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Simulazione di voto: così Berlusconi rischia al Senato

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2010 alle ore 08:20.

È al Senato che si giocherà la partita decisiva la prossima volta che si andrà a votare. È stato così nel 2006 e finì male per Prodi. Nel 2008 a Berlusconi andò meglio ma fu fortunato perché la Sinistra Arcobaleno e l'Udc presero pochi voti. Adesso però il quadro è cambiato: con l'uscita di Fini dal Pdl la coalizione di Berlusconi si è indebolita. In più si parla di un polo di centro che dovrebbe includere oltre al partito del presidente della Camera anche l'Udc, la formazione di Rutelli e l'Mpa di Lombardo. Sulla carta questo terzo polo potrebbe avere una consistenza tale da creare dei problemi per Berlusconi.

Il rischio infatti è di finire come Prodi, e cioè con una risicata maggioranza al Senato. O addirittura senza. Per valutare questo rischio abbiamo fatto due simulazioni. Il risultato è questo: se Udc e Mpa prendessero gli stessi voti del 2008 e il partito di Fini riuscisse a ottenere (in ciascuna regione) un terzo dei voti presi da An nel 2006, la coalizione Pdl-Lega non avrebbe la maggioranza al Senato. Solo se il polo di centro andasse male, Berlusconi potrebbe farcela ma anche in questo caso – salvo un vero e proprio tracollo del terzo polo – non avrebbe che una risicata maggioranza. Questa volta a differenza del 2008 una solida vittoria al Senato potrebbe essere un obiettivo difficile da raggiungere. Come nel 2008 serve un travolgente successo elettorale per mettersi al riparo da sorprese.


Entriamo nel vivo delle due simulazioni. In entrambe si è assunto che la prossima competizione elettorale vedrà in campo tre poli. Uno di sinistra formato da Vendola, Pd e Di Pietro; uno di centro con Casini, Fini, Lombardo e Rutelli; uno di destra formato da Pdl, Lega Nord e La Destra. I dati elettorali sono quelli delle politiche del 2008, ovviamente calcolati regione per regione. Le differenze tra la prima simulazione e la seconda sono due. Nella prima si è stimato la consistenza del nuovo partito di Fini assegnandogli, regione per regione, un terzo dei voti presi da An nel 2006. Nella seconda simulazione gli è stato assegnato solo un quarto dei voti di An. La seconda differenza tra le due simulazioni è questa: invece di assegnare al polo di centro tutti i voti stimati per le sue componenti ne abbiamo sottratti il 25%. La ragione di questa operazione sta in una regola spesso dimenticata del sistema elettorale del Senato: per ottenere seggi i partiti coalizzati devono superare la soglia del 20% dei voti in ciascuna regione. Se non ce la fanno, solo quei partiti della coalizione che hanno preso l'8% possono avere seggi. La stessa soglia vale per i partiti che corrono da soli.

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In quante regioni il polo di centro ha ragionevoli possibilità di arrivare al 20%? Sulla base dei nostri calcoli solo in Sicilia dove prenderebbe il 21 per cento. Nelle regioni del Nord in media avrebbe poco meno del 10. In quelle del Sud invece starebbe sopra questa soglia ma sotto il 20%. Stando così le cose i quattro potenziali membri di questo polo non possono fare una coalizione mantenendo il proprio simbolo e la propria identità ma devono fare una lista unica in modo da abbassare la soglia di sbarramento dal 20% all'8%. Solo così potrebbero concorrere all'assegnazione dei seggi in quasi tutte le regioni. Questa è l'operazione fatta nel 2008 dai partiti della sinistra radicale che si fusero nella lista della Sinistra Arcobaleno. Per loro andò a finire male. Il punto è che una lista unica tende ad avere meno capacità di attrazione di una coalizione con più liste. Per il polo di centro è un rischio, ma non è evitabile date queste regole del gioco.

Con queste assunzioni il risultato è quello che si è già detto. Nel primo caso Berlusconi non avrebbe maggioranza. Nel secondo sì, ma sarebbe risicata. Va da sé che queste sono solo delle simulazioni fatte con numeri e scenari ipotetici ma servono per mettere a fuoco i possibili esiti di un sistema elettorale balordo. Restano in ogni caso molte incertezze. Oggi non sappiamo se i tre poli saranno quelli descritti qui. Né ovviamente come verrà condotta la campagna elettorale. Né, e questo è un dato di assoluto rilievo, come si comporteranno gli elettori meridionali. La vecchia An è sempre stata più forte al Sud che al Nord. Qui il nuovo partito di Fini potrebbe trovare spazi che al momento non sono quantificabili. Anche l'Udc e ovviamente l'Mpa sono partiti "sudisti". Un loro rilevante successo – magari in chiave anti-federalista – metterebbe Berlusconi nei guai. La partita è aperta anche con una opposizione divisa.

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