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Fini spina nel fianco al Senato anche se corresse da solo

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2010 alle ore 08:24.
L'ultima modifica è del 18 agosto 2010 alle ore 08:26.

Non è detto che il voto anticipato sia l'esito della crisi scoppiata all'interno del Pdl. In teoria ci sono altri tre esiti possibili: il ritorno di una parte dei finiani nel Pdl, un accordo tra Fini e Berlusconi o un nuovo governo. Ma allo stato delle cose le elezioni anticipate sembrano essere lo sbocco più probabile. Eppure né per Berlusconi né per Fini, e tanto meno per il Paese, questo sarebbe l'esito migliore. Per Berlusconi si tratterebbe comunque di una sconfitta il non essere riuscito a governare per tutta la legislatura nonostante la grande vittoria del 2008. Né il Cavaliere può stare tranquillo sull'esito del voto, soprattutto al Senato.

Per Fini i rischi sono ancora più elevati. Come si presenterebbe alle elezioni? Molti danno per scontata la formazione di un polo di centro che comprenderebbe anche Api, Udc e Mpa. Altri pensano addirittura a una grande coalizione unita in una sorta di "patto repubblicano" per "liberare" il paese dalla anomalia rappresentata da Berlusconi. Delle due opzioni citate questa sembra decisamente la più inverosimile. Possibile che Fini e Casini dopo aver convissuto con il Cavaliere per 15 anni possano unirsi alla sinistra in un patto del genere? E Fini sarebbe disposto a rischiare di appannare la sua immagine di uomo di destra, anche se di una destra diversa da quella impersonata da Berlusconi e da Bossi, per confluire in una grande ammucchiata anti-berlusconiana? E questo proprio nel momento fondativo del suo nuovo partito? Per questo il polo di centro, pur non essendo la soluzione ideale, sarebbe comunque la scelta più ragionevole.

A dire il vero per Fini esisterebbe sulla carta anche una terza opzione, quella di presentarsi da solo sia alla Camera che al Senato. Ma è una scelta arrischiata. Oggi non è possibile stimare la consistenza di un eventuale partito "finiano". Le percentuali circolate nei giorni scorsi sono del tutto aleatorie, se non altro perché in un caso come questo è assolutamente necessario sapere come si presenterebbe alle elezioni. Da solo o in compagnia? E nel secondo caso quale compagnia? La sola cosa ragionevole che oggi si può affermare è che alla Camera non dovrebbe aver problemi ad avere seggi anche correndo da solo, visto che la soglia di sbarramento è al 4% ma al Senato la soglia è l'8% in ciascuna regione. Il rischio di non superarla da nessuna parte, e quindi di restare senza rappresentanza al Senato, è alto. Per questo la scelta di correre da solo è rischiosa, anche se offre il vantaggio di poter presentarsi agli elettori con una propria distinta fisionomia.

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Tutto sommato è molto probabile che in caso di elezioni anticipate Fini si orienti verso la creazione di un polo di centro con Rutelli, Casini e Lombardo. Per una questione di sopravvivenza ma anche per poter contare di più nel caso in cui le elezioni producano maggioranze diverse nelle due camere. Infatti un polo di centro, come abbiamo fatto vedere (il Sole 24 Ore del 6 agosto), può impedire a Berlusconi di vincere al Senato. Ma la stessa cosa potrebbe succedere anche se Fini decidesse di andare da solo mettendosi in competizione con una coalizione di centrosinistra che va da Vendola a Casini e una di centrodestra con Pdl, Lega Nord e la Destra di Storace. A Fini, come nella precedente simulazione, abbiamo assegnato un terzo dei voti presi da An nelle elezioni del 2006 regione per regione, sottraendoli al Pdl. Una percentuale abbastanza modesta. Eppure al Senato vincerebbe il centrosinistra (159 seggi contro 140). Oppure, se il centrodestra riuscisse a spuntarla in Campania e in Sicilia, si creerebbe comunque una situazione di sostanziale ingovernabilità.

Come tutti gli esercizi con numeri storici anche queste simulazioni vanno prese con cautela. Ma ci sono pochi dubbi sul fatto che, per come è congegnato il sistema elettorale del Senato, e data la distribuzione territoriale del voto, l'eventuale partito di Fini anche con una consistenza elettorale modesta potrebbe essere decisivo per la sconfitta di Berlusconi al Senato sia che decida di entrare in un polo di centro sia che corra da solo. Ma l'obiettivo prioritario di Fini non sono le elezioni. Primo perché ha bisogno di tempo per organizzarsi sul territorio. Secondo, perché il voto lo obbligherebbe a scelte comunque difficili. E Berlusconi? Il Cavaliere – si sa – è uno che ama scommettere. Nonostante il rischio-Fini e la trappola-Senato è probabile che abbia maturato già la convinzione di di poter comunque vincere di nuovo contro tutto e contro tutti. Solo per lui le elezioni non sembrano essere un problema.

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