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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2010 alle ore 18:40.
PARIGI – Una riunione imprevista, prima della vera rentrée parigina: Nicolas Sarkozy ha ricevuto Christine Lagarde e François Baroin, rispettivamente ministri dell'economia e del bilancio, nel forte di Brégançon, residenza presidenziale, nel Sud, di fronte alle acque del Mediterraneo. La fase attuale, in effetti, è delicata per l'economia francese: per Moody's il paese, al pari di Germania, Regno Unito e Stati Uniti, potrebbe perdere presto la tripla A, mentre il Fondo monetario internazionale spinge su Parigi perché riporti al'orizzonte del 2013 il suo deficit pubblico al 3% del Pil, in sintonia con i parametri del trattato di Maastricht.
Ebbene, Sarkozy ha voluto subito inviare un segnale positivo: già dall'autunno taglierà per un ammontare di dieci miliardi di euro una parte delle «nicchie fiscali», un pacchetto di sgravi tra i più diversi (e spesso criticati). E in un comunicato ha voluto specificare che «gli introiti così ottenuti verranno destinati subito alla riduzione del deficit», in fase di preoccupante lievitazione. Le nicchie fiscali rappresentano un annoso tema di dibattiti e polemiche in Francia, giudicate in parte veri e propri privilegi. Si tratta di 470 deroghe che permettono di pagare meno tasse a determinate professioni (come giornalisti e conducenti di taxi, ma anche studenti che chiedono prestiti per continuare gli studi). Nelle nicchie fiscali, in effetti, rientrano pure misure che, dal punto di vista dello stimolo dello sviluppo economico, stanno funzionando, vedi l'abbattimento sulla patrimoniale per chi investe nelle piccole e medie imprese o il credito d'imposta sulla ricerca. Non è chiaro al momento attuale quali sgravi risentiranno di più della cura dimagrante. Si sa, comunque, che l'Eliseo intende sopprimere alcune nicchie e solo ridurre l'importo di altre.
Dopo un primo trimestre con una crescita del pil dello 0,2% e un balzo in avanti dello 0,6 nel secondo, la Francia si avvia verso la ripresa economica, anche se ancora faticosa rispetto all'altra locomotiva di eurolandia, la Germania. Oggi Sarkozy e i suoi superministri hanno confermato la previsione di una crescita dell'1,4% a fine anno, una quota «che potrebbe essere anche superata», è stato sottolineato alla fine dell'incontro. È stata invece rivista al ribasso la previsione di crescita per il 2011, scesa dal 2,5 al due per cento. Sulla prima stima, d'altra parte, il Fondo monetario internazionale aveva già espresso diversi dubbi.