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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2010 alle ore 17:03.
A Palo Alto, per guidare Hewlett Packard seduta sulla poltrona di Presidente e Ceo, era arrivata nel 1999, dopo una ventennale ed ascendente carriera spesa fra At&t e Lucent Technologies, e se n'era andata nel 2005, per lasciare posto al fresco dimissionario Mark Hurd. Carly (Cara Carleton) Fiorina è sempre stata una manager brava a farsi rispettare, anche nei momenti difficili del suo mandato in Hp, quando fu chiamata prima a gestire gli effetti della fusione con Compaq e poi le ripercussioni della mancata acquisizione di PricewaterhouseCoopers (finita poi nelle mani di Ibm).
Oggi, la 56enne business woman è candidata per un seggio al Senato degli Stati Uniti per il partito Repubblicano – ha vinto le primarie in California lo scorso giugno – e non manca certo di fare sentire la propria (autorevole) voce in materia di tecnologie. La riprova la si è avuta lunedì, nel corso di un suo intervento ad Aspen, in Colorado, organizzato dal Technology Policy Institute, fondazione di cui è presidente del board (fra le sue varie cariche ci sono anche quelle di membro del consiglio di amministrazione della Business Executives for National Security e di vice chairman della Initiative for Global Development).
Il discorso di Carly ha avuto un certo clamore oltreoceano perché il sunto del suo messaggio di propaganda è stato così ripreso dai media americani: «Politicians don't care about Silicon Valley», ovvero i politici se ne fregano di Silicon Valley. Frase che suona più o meno come un attacco all'attuale amministrazione, rea di disinteressarsi troppo delle sorti della culla delle tecnologie made in Usa. Il j'accuse della Fiorina ha avuto un esplicito obiettivo, la questione della neutralità della Rete, e cioè le infrastrutture a banda larga e larghissima prive di restrizioni arbitrarie sui dispositivi connessi e sul modo in cui questi operano.
Se sarà eletta al Senato, l'ex Ceo di Hp promette interventi di deregulation sulle tecnologie, minacciando sin d'ora di andare oltre le misure governative attuali, che a suo dire non comprendono l'importanza della cosiddetta "Net neutrality" per le aziende della Silicon Valley. Regolare il broadband attraverso una "riclassificazione" dell'Internet veloce come un tradizionale servizio di telecomunicazione, così come prevede l'ultima proposta (di maggio) della Fcc avallata dai democratici, è secondo la Fiorina è una «cattiva politica pubblica». E quindi da controbattere, con ogni mezzo.