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Nel Pd consensi e qualche distinguo all'idea del «nuovo Ulivo». Il premier: «Mai più ammucchiate»

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2010 alle ore 16:18.

Ieri Filippo Penati, capo della sua segreteria, aveva sgombrato il campo da ogni dubbio indicandolo, in un colloquio con il Sole24ore.com, come il candidato del Pd se si andrà verso primarie di coalizione. E oggi il segretario Pierluigi Bersani ha preso carta e penna per ricompattare il partito, dopo la lettera di Walter Veltroni che ha accentuato le divisioni già esistenti, e per indicare la strada da cui ripartire. «Per sconfiggere il berlusconismo occorre l'impegno univoco, leale, convinto e coeso di tutte le forze progressiste - scrive il numero uno di Largo del Nazareno dalle colonne di Repubblica - un percorso che dovrebbe lasciare definitivamente alle spalle l'esperienza dell'Unione e prendere la forma e la coerenza di un nuovo Ulivo».

Eccola qui dunque la ricetta del segretario per superare l'empasse in cui versa il centro-sinistra. E la sua idea raccoglie diversi consensi tra le diverse anime del partito. Piero Fassino parla di «proposta forte che accelera la costruzione di un'alternativa e indica la via per realizzare una coalizione credibile e in sintonia con le domande del paese». Mentre Vannino Chiti, vicepresidente del Senato, giudica «giusto» il modello lanciato da Bersani «di costruire una coalizione fortemente coesa attorno a un programma per l'Italia, che abbia al suo centro un nuovo sviluppo, l'occupazione, un welfare delle uguali opportunità, e non del risarcimento. Una coalizione unita in un unico soggetto politico».

Anche gli ex popolari del Pd intervengono sul percorso indicato dal segretario. A sintetizzare la linea è l'ex presidente della provincia di Roma, Enrico Gasbarra. «Il richiamo al nuovo Ulivo - sottolinea - rappresenta una sfida anche per i cattolici democratici che sono stati straordinari protagonisti di quel progetto e che oggi sono parti importanti del Pd. Ritengo affascinante l'idea di un "ulivo del terzo millennio", che si misuri con la modernità ed il riformismo, capace di aprirsi alla società civile e di costruire però coalizioni omogenee». Ma attenzione, avverte Gasbarra, «perché se la formula dell'Unione é superata ancor di più lo sarebbe l'idea di un partito che prima unisce dentro di sé i progressisti dell'ex unione e che quindi, privo dell'identità cattolico-moderata, vada a cercare alleanze verso altre forze politiche che sono state forti avversarie proprio di quell'ulivo». L'ex ministro Beppe Fioroni è ancor più caustico. «Io personalmente - dice - ritengo che un'alleanza da Ferrero a Fini sia qualcosa di complesso, di poco comprensibile, di molto poco serio».

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E a smarcarsi dalla linea bersaniana è anche l'ala che fa capo all'ex segretario Veltroni. «Ho letto la lettera di Bersani e l'ho trovata apprezzabile su due punti - spiega Walter Verini, uno dei fedelissimi dell'ex sindaco di Roma-. La riaffermazione abbastanza netta del bipolarismo e il richiamo all'Ulivo del '96. Ho però un rammarico: il nuovo Ulivo era il progetto del Pd al momento della sua nascita e se il Pd avesse portato avanti con determinazione lo spirito del Lingotto, che era non solo di Veltroni ma di un gruppo dirigente, a 3 anni di distanza e con la crisi drammatica del berlusconismo, forse il nuovo Ulivo ci sarebbe già stato».

Dentro il Pd, quindi, non mancano i distinguo, come pure al di fuori del perimetro dei democratici. Dove la proposta del segretario raccoglie comunque attenzione. A cominciare dal leader Udc, Pierferdinando Casini. «Mi sembra positiva l'intenzione di Bersani di assumersi la responsabilità di riorganizzare l'area della sinistra democratica». Apprezzamento giunge anche dalla sinistra extra-parlamentare. «Condivido in pieno l'idea di Bersani di dar vita a una alleanza democratica per sconfiggere Berlusconi», sottolinea il segretario nazionale del Prc-Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero. Che, però, stoppa l'ipotesi di un «nuovo Ulivo». «Non siamo interessati - prosegue Ferrero - a questa prospettiva e alla partecipazione al governo». Mentre da Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi giunge un via libera incondizionato. «Siamo pronti a dare il nostro contributo». Da Sel, il partito di Nichi Vendola, si registra invece un no secco alla proposta. «Non serve - spiega Gennaro Migliore - una riedizione del passato. Bene parlare di una coalizione ampia, ma bisogna chiarire il programma e fare le primarie per la leadership».

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