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Penati al Sole.com: con le primarie di coalizione, il candidato è Bersani. «Un leader fuori dai partiti?»

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2010 alle ore 14:18.

«L'elettore di centrosinistra si sta chiedendo come mai, anche in uno scenario di crisi del berlusconismo, il Pd non riesca a trovare la quadra». Riflessione quasi scontata, se non fosse che a formularla è un esponente di spicco dei democratici, la cui battuta sintetizza meglio di tante dichiarazioni cosa succede in casa del Pd. Scosso dalla lettera vergata ieri dall'ex segretario Walter Veltroni e alla ricerca di una ricetta che metta d'accordo le tante anime del partito. Missione per niente semplice visto che sotto il tetto dei democratici è tutto un fiorire di candidature e soluzioni.

Così dalle pagine di Repubblica il governatore della Puglia, Nichi Vendola, è tornato oggi a sfidare il partito sulle primarie. «Facciamole subito senza veti e senza delimitazioni ideologiche sulle alleanze». Altro tema, quello delle alleanze, su cui le divisioni sembrano al momento più numerose delle convergenze. Segno che la strada verso possibili elezioni anticipate è ancora irta di ostacoli per Pierluigi Bersani e i suoi.

Che, però, sulle primarie hanno le idee chiarissime. «Se ci saranno delle primarie di coalizione - spiega Filippo Penati, capo della segreteria politica di Bersani, al Sole24ore.com - il nostro candidato resta Pierluigi, e troverei grave che il Pd si presentasse con due candidati mostrandosi spaccato». Come dire che un'eventuale corsa di Sergio Chiamparino non è assolutamente contemplata. Anche se Maurizio Migliavacca, uno degli uomini più vicini al leader Democrat, sposta l'attenzione. «Premesso che Bersani è una risorsa - dice il coordinatore della segreteria - prima ragioniamo di programmi e di alleanze e poi ci preoccuperemo delle forme democratiche di consultazione. Non abbiamo la presunzione di autosufficienza, ma bisogna occuparsi delle alleanze».

Ed eccolo qui, le alleanze appunto, l'altro nodo che agita, e non poco, i democratici. Divisi tra la proposta lanciata nei giorni scorsi dal capogruppo alla Camera, Dario Franceschini («un'alleanza costituzionale da Vendola all'Udc») e la replica di Veltroni («niente ammucchiate») che si è portato dietro i cattolici del Pd, ma anche gli ex popolari di Fioroni. Dalle parti del segretario la strada è chiara. «Nella sostanza - aggiunge Migliavacca - diciamo le stesse cose di Franceschini ma il punto resta il progetto».

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Tags Correlati: Camera dei deputati | Dario Franceschini | Elezioni | Enrico Letta | Massimo D'Alema | Maurizio Migliavacca | PD | Pierluigi Bersani | Sergio Chiamparino | Udc | Walter Veltroni | Walter Verini

 

Un progetto che proprio chiaro non è. Se è vero, come ammette un democratico a registratori spenti, «che ci affanniamo a discutere di primarie, di ticket veri o presunti e della commemorazione di Togliatti, dimenticandoci che c'è una crisi e un paese in sofferenza». Parole molto simili a quelle di Matteo Orfini, vicino all'ex premier Massimo D'Alema. «La richiesta di fare le primarie di Vendola è curiosa - ammette il giovane parlamentare del Pd - e discuterne ora che le elezioni non sono ancora certe rischia di farci passare per dei pazzi». Quanto a possibili ticket alternativi a Bersani, Orfini è netto. «Sono sciocchezze - aggiunge - anche perché Vendola e Chiamparino smetterebbero di essere un ticket nello stesso momento in cui si siedono a un tavolo per parlare di Marchionne. Se ci saranno le primarie noi sosterremo Bersani e non ci sono candidature alternative in grado di scalfirlo».

Non di Enrico Letta, per la quale si parlava di un gran lavorio sottotraccia dei dalemiani («sono sciocchezze», taglia corto Orfini). E nemmeno quella, di ritorno, di Walter Veltroni. «Credo che prevalga il buon senso - prosegue l'ex portavoce di D'Alema - e che lui non abbia preso in considerazione l'ipotesi di ripresentarsi. Il passato è passato e tale deve restare. Anche un ritorno di Prodi mi sembrerebbe grottesco».

Eppure dalle parti dell'ex sindaco di Roma l'appello di ieri viene letto come «un atto di generosità». Veltroni prepara dunque una nuova discesa in campo? «Walter ha sempre dato il suo contributo, anche quando è rimasto in silenzio - ammonisce Walter Verini, uno dei fedelissimi dell'ex segretario -. Quell'appello è una cosa seria e considerarlo come l'anticamera del suo ritorno è una lettura di chi vuole vedere il dito per non vedere la luna». Anche se l'impressione è che nessuno in questo Pd sia davvero in grado di guardare a entrambi.

Menichini (direttore di Europa): per l'alternativa a Berlusconi serve un leader fuori dai partiti e Bersani lo sa

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