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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2010 alle ore 09:09.
Un ordigno ad alto potenziale è stato fatto esplodere nella notte intorno alle 2 contro l'abitazione del procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro (guarda il video dell'attentato). Al momento della deflagrazione Di Landro si trovava in casa insieme alla moglie. Nessuno è rimasto ferito. Sul posto sono intervenute le forze dell'ordine. L'esplosione ha provocato danni gravi anche al portone dell'edificio in cui abita Di Landro. Il palazzo, invece, non ha subito danni strutturali.
La zona in cui abita il magistrato si chiama Parco Caserta. Nell'edificio davanti al quale è stato fatto esplodere l'ordigno abitano, oltre a quella del magistrato, altre quattro famiglie, ma non c'è alcun dubbio, secondo gli investigatori, che l'intimidazione fosse diretta contro il procuratore generale. Secondo quanto è emerso dai primi accertamenti l'ordigno era collegato ad una miccia a lenta combustione e sarebbe stato confezionato con tritolo.
«Questa volta non ci sono dubbi che l'attacco era rivolto alla mia persona». Cosi Salvatore Di Landro all'agenzia Apcom, mentre raggiungeva questa mattina la sede della Procura Generale. Il magistrato si è detto anche convinto che le `ndrine abbiano alzato il tiro: «Credono di intimidirci con queste aggressioni e questi attentati, ma noi continueremo a fare il nostro lavoro senza mollare neanche un centimetro di corda, che continueremo a stringere ancora di più attorno alle consorterie criminali». Parla chiaro, Di Landro: «Chi ha agito lo ha fatto con grande rapidità, tecnica e professionalità. Questo attentato funge da sprone alla nostra attività».
Quella della scorsa notte è solo l'ultima di una serie di intimidazioni e attentati della 'ndrangheta ai danni del procuratore Di Landro. Il 3 gennaio scorso si verificò l'esplosione di una bombola sistemata da due persone, ancora sconosciute (furono riprese da una telecamera), sotto il portone d'ingresso della Procura generale di Reggio Calabria. Nelle scorse settimane qualcuno aveva tentato di sabotare l'auto del magistrato, che trovò allentati alcuni bulloni delle ruote dell'autovettura di servizio.
«Non ci sono dubbi che l'attacco è diretto contro la persona del procuratore generale Di Landro, che da quando è alla guida della Procura generale ha dato vita a un nuovo corso di strategia di attacco alle 'ndrine calabresi». Cosi il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, all'estero in ferie, ha commentato la bomba contro l'abitazione del procuratore Di Landro. «Possiamo affermare - ha proseguito Grasso - che l'attentato del 3 gennaio scorso era rivolto proprio alla Procura, adesso non ci sono più dubbi. D'altronde le 'ndrine hanno avuto parecchie batoste negli ultimi tempi».