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La strategia del Cavaliere con Fini è «wait and see»

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2010 alle ore 16:28.

LABRO. I nodi politici e il suo destino saranno sciolti domenica a Mirabello alla kermesse dei finiani. Ma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, giungerà domani anche qui a Labro, cuore della prima festa di Alleanza per l'Itallia, la creatura di Francesco Rutelli. Così, alla vigilia di un discorso su cui sono puntati gli occhi di tutta la politica, l'ex leader di An si concederà una piccola parentesi in questo borgo millenario.

Non ci saranno confronti, come era previsto in un primo momento nel programma della quattro giorni rutelliana, ma il co-fondatore del Pdl farà un breve saluto istituzionale e poi ripartirà per la capitale. Lasciando a Silvano Moffa, colomba finiana e coordinatore dei gruppi di Futuro e libertà, il compito di sostituirlo nel dibattito fissato nel programma. «Il presidente Fini – spiega Moffa al Sole24ore.com – sta ancora lavorando al suo intervento di domenica ed è chiaro che le cose più importanti saranno pronunciate lì». Sui contenuti, però, bocche cucite.

Quel che è certo è che l'ex leader di An non annuncerà la nascita di un nuovo partito. Ma puntellerà il significato della sua presenza nel Pdl rimarcando i temi della legalità e della democrazia interna, che ha più volte richiamato nei mesi scorsi.

Sull'altra sponda del Pdl, poi, al momento è tutto fermo, in attesa di capire quale direzione imboccherà Fini domenica. Secondo quanto racconta un berlusconiano doc al Sole24ore.com, la verità è che il premier non vuole più sentire parlare dei finiani, ma li attende al varco in Parlamento certo che quando si andrà a votare i loro sì ci saranno.

Insomma la strategia del Cavaliere per ora è quella del "wait and see". Senza accelerare gli eventi, nemmeno sul fronte del deferimento dei tre falchi finiani (Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata) ai probiviri del Pdl. La riunione del 16 settembre resta confermata, ma tra lunedì e martedì prossimo si deciderà anche come procedere. Un esponente di spicco del Pdl al Sole24ore.com racconta che non è stato ancora stabilito se convocare subito i tre parlamentari o rinviare a un'altra data il loro intervento. Una prassi non insolita visto che di norma, prosegue il berlusconiano, il primo confronto nel collegio avviene spesso senza gli interessati, quindi è probabile che si limiterà ad ascoltare le relazioni sui tre casi e ci aggiornerà a un secondo incontro.

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La sensazione, quindi, è che su entrambi i fronti si navighi a vista, almeno per il momento. E tuttavia qualcuno crede ancora nella possibilità di una ricomposizione. Così il presidente della commissione Antimafia, Beppe Pisanu, giunto stamane alla festa dell'Api, si dice certo che «esistano ancora margini per una ricomposizione tra i due, tutto dipende dalla buona volontà di entrambi e non mi sembra che manchi». Nelle scorse settimane il suo nome era finito nel pallottoliere della conta dei possibili transfughi del Pdl in odore di passare con Fini. «Il problema di Fini – spiega Pisanu – riguarda più di quanto non appaia la situazione della quota di An nel Pdl, in questo senso il problema mi è estraneo perché non ho nulla da condividere con l'esperienza di An e tantomeno con quella del Msi».

Quanto al terzo polo di cui si discute nel borgo millenario che ospita la kermesse rutelliana, Pisanu si mostra scettico. «Ha senso solo se ha reali possibilità di battere uno dei poli concorrenti, altrimenti rischia di essere un'operazione velleitaria. Allo stato attuale è meglio che i moderati facciano i moderati laddove si trovano».

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