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A scuola ci sono due bambini allergici per classe

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2010 alle ore 18:02.

Nuovo anno scolastico ai nastri di partenza tra vecchi e nuovi problemi. Tra questi ultimi, la notizia che settecentomila bambini e ragazzi soffrono di allergie alimentari, celiachia e diabete. Si tratta di quasi due studenti per classe per i quali si presenta il problema delle mense scolastiche. Difficile soprattutto affrontare le situazioni di emergemza, che purtroppo non sono rare, considerato come, secondo i dati del Centro di specializzazione regionale per lo studio e la cura delle allergie e delle intolleranze alimentari della regione Veneto, una reazione allergica grave su tre avviene nella scuola materna ed elementare.

A rischiare di più sono i bambini più piccoli, quelli tra zero e cinque anni che sono 270mila e tra questi, 5mila sono a rischio di reazioni allergiche gravi che possono costare la vita. Le scuole pubbliche, nella maggior parte dei casi, stipulano capitolati che prevedono la fornitura di pasti speciali, per allergici o celiaci, ma, secondo Elisabetta Tosi, presidente dell'associazione italiana celiachia, nelle scuole private «esistono molte più resistenze, poichè l'organizzazione dei pasti diventa più complessa e poi - aggiunge - si trincerano dietro al fatto che le linee guida emanate dal ministero della salute sono rivolte alle scuole pubbliche».

Il suono della campanella proprio non piace ai ragazzi, che odiano le materie che studiano, non sopportano più compiti in classe e interrogazioni e vorrebbero utilizzare le nuove tecnologie per rendere lo studio meno noioso e più divertente. Lo rileva uno studio promosso da Comunicazione Perbene, associazione no profit, condotto su 1.600 studenti di scuola media e superiore e realizzato attraverso un monitoraggio su blog, forum, community specializzate e social network. Gli studenti non si sentono a proprio agio tra i banchi di scuola (73 per cento). C'è chi la considera un luogo di tortura (21%) e chi non ha un buon rapporto con il proprio insegnante e sogna professori in stile Robin Williams nel film «L'attimo fuggente» (63 per cento).

Inoltre c'è chi parla di programmi troppo «antichi» (56%) e di metodi di insegnamento noiosi e tradizionali (49 per cento). E proprio per cambiare la situazione i ragazzi lanciano nuove idee per migliorare la scuola. La proposta più «esplosiva» è di utilizzare smartphone, iPad e videogiochi in classe (67 per cento). Se le materie devono rimanere uguali per forza (27%), studiarle con i new media le renderebbe almeno digeribili (75%), oltre a migliorare il rapporto tra compagni di classe e con l'insegnante (61%). Un esperimento che guarda caso l'Università di medicina di Stanford metterà in atto il prossimo anno, fornendo alle

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matricole ben 90 iPad per studiare. I ragazzi non risparmiano critiche nemmeno alla struttura degli edifici. Classi fatiscenti (61%), pareti sporche e con colori deprimente (43%), sedie scomode e banchi in stato pietoso (71 per cento). (Cl.T.)

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