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Le novità a scuola per elementari, medie e licei. Il forum online

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2010 alle ore 08:48.

Le risposte ai quesiti dei lettori sono disponibili a questo indirizzo:www.ilsole24ore.com/scuola

Riforma al debutto. Sarà il riordino del secondo ciclo il protagonista assoluto dell'anno scolastico che sta per cominciare e non potrebbe essere altrimenti: il modello di scuola superiore finora applicato risaliva alla legge Gentile, anno di grazia 1923. Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, va fiera – a ragione – di essere riuscita dove si erano infrante le buone intenzioni di molti governi, di qualsiasi colore politico.
Sforbiciata alla giungla di centinaia di indirizzi e sperimentazioni, riduzione delle ore di lezione, rafforzamento del l'inglese, incremento delle ore di laboratorio, raccordo con il mondo del lavoro e delle professioni, sono i principali interventi di Viale Trastevere per centrare soprattutto due obiettivi: semplificazione e caratterizzazione dei percorsi, per restituire un'identità forte agli indirizzi di studio; in particolare al l'istruzione tecnica e a quella professionale. Cambiamenti con i quali si misureranno insegnanti e studenti delle classi prime dei nuovi licei, degli istituti professioni e dei tecnici. Riforma delle superiori a parte, il 2010/11 partirà con altre piccole e grandi novità. Vediamo, in sintesi, le più importanti, rimandando alle pagine interne per un'analisi dettagliata.

Primaria
In cattedra alle elementari ci saranno 8.711 docenti in meno ma le classi saranno più affollate, fino a un massimo di 26 alunni e cresce anche il numero complessivo degli iscritti arrivano a lambire quota 2,6 milioni. Continua ad avanzare il taglio delle compresenze, ossia la presenza di più docenti nelle stesse ore.

Secondaria di primo grado
La ex scuola media sempre più sotto la lente della valutazione con doppia verifica in entrata e in uscita, cioè a inizio e alla fine dell'anno scolastico, in applicazione del piano nazionale "Qualità e merito" varato per tentare di introdurre la cultura della valutazione in un sistema scolastico da sempre autoreferenziale, dove – a differenza di quanto accade negli altri paesi europei – la misurazione dei risultati viene spesso intesa come intervento punitivo; dalla valutazione dei docenti a quella degli alunni, passando per la verifica sugli istituti. Come provano, puntuali, le classifiche internazionali sugli apprendimenti degli alunni, dove i ragazzi italiani si piazzano da anni nelle posizioni di coda. E se questo accade gran parte delle colpe deriva proprio dalla scuola media.

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L'intero percorso che ha portato alla riforma è stato non poco accidentato, non a caso il via libera doveva scattare già lo scorso anno, poi ha subito lo slittamento di dodici mesi. Decisione che non è riuscita a evitare la corsa contro il tempo, basti pensare che gli ultimi programmi, relativi agli istituti tecnici e ai professionali, sono stati pubblicati ufficialmente lo scorso luglio. Ritardo che ha determinato l'impossibilità di scegliere libri di testo adeguati e aggiornati, anche perché la selezione viene fatta entro il mese di maggio precedente al nuovo anno scolastico.

Ma il ritardo più grave in vista dell'esordio di una riforma decisamente importante riguarda la preparazione degli insegnanti. Come spesso accade a Viale Trastevere – al di là della militanza politica del ministro di turno – la produzione di leggi e norme non viene accompagnata da adeguata attenzione all'applicazione che queste avranno sul territorio. In poche parole, le scuole vengono spesso lasciate sole. Com'è puntualmente accaduto per questa riforma. Molti annunci, ma nessuna iniziativa di carattere ministeriale è stata attivata per formare e informare i docenti. Sarebbe interessante sapere quanti collegi dei docenti hanno discusso lo scorso giugno su come impostare il lavoro a settembre. E quanti tra presidi e insegnanti, hanno letto i regolamenti di applicazione e le linee guida (programmi) e come le scuole si stanno attrezzando per affrontare questo corto circuito tra centro e periferia. Anche questo, si dirà, è l'effetto della corsa contro il tempo. E non c'è dubbio che sia così.
Uno sprint che non ha certo contribuito ad aiutare i genitori nel momento delle iscrizioni (chiuse il 26 marzo). Le scelte delle famiglie sono state fatte sulla base di pochi e confusi elementi, mentre rimanevano praticamente nella nebbia tutte le informazioni relative ai dettagli indispensabili per poter decidere, valutando le concrete differenze tra i percorsi formativi.
La riforma poteva essere varata con meno affanni e con una condivisione decisamente più diffusa e concreta. Ma va detto che si trattava di una mossa irrinunciabile per tentare di agganciare la scuola italiana all'Europa e, in particolare, per tentare di sanare la frattura che da decenni spacca in due l'Italia dell'istruzione, soprattutto in termini di cifre spaventose su abbandoni, dispersione ed evasione scolastica che continuano a caratterizzare il Sud.
Tra pochi giorni la riforma delle superiori entrerà nelle classi. Toccherà alle scuole e, prima di tutto, al Ministero il compito di aggiustare la rotta in navigazione, a tutti i livelli da quello dei finanziamenti alla valorizzazione degli insegnanti migliori. Ci sono cinque anni di tempo prima che entri a regime. Dovrebbero bastare.

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