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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2010 alle ore 08:00.
PARIGI - In media gli uomini francesi vanno in pensione a 58,7 anni e le donne a 59,5. Siamo ai minimi dell'Europa: perfino sotto all'Italia, già nella fascia bassa. La riforma pensionistica, che verrà esaminata da oggi in Parlamento, vuole adeguare la Francia agli altri paesi. E rimettere così in sesto i conti della previdenza, ormai fuori controllo. Le nuove regole - considerate «irrinunciabili» per l'Eliseo - verranno presentate dal discusso ministro del Lavoro, Eric Woerth. Il debutto si presenta ostico con uno sciopero generale (iniziato già ieri in serata), che rischia di essere molto seguito: i sindacati sperano di portare in piazza due milioni di persone, si preannuncia il blocco del trasporto aereo e ferroviario.
Età legale e pensione a tasso pieno. È per Sarkozy il cuore della riforma: portare l'età legale della pensione dagli attuali 60 anni (il livello più basso a livello europeo) a 62. Ed è, in realtà, anche quella su cui i francesi sembrano essere più concilianti: in tutti i sondaggi è la maggioranza degli intervistati a dirsi disposta alla modifica. In parallelo la riforma intende portare dagli attuali 65 anni ai 67 l'età in cui si ottiene la pensione a tasso pieno, senza riduzioni, anche se non si sono pagati tutti gli anni di contributi previsti. Mentre la durata dei versamenti obbligatori continuerà ad allungarsi: raggiungerà i 41,5 anni nel 2020.
Il lavoro usurante è uno dei punti, invece, dove il governo è disposto a trattare. Già nel progetto di riforma ha concesso abbastanza: chi avrà un'incapacità del 20%, dovuta a un incidente sul lavoro o a una malattia professionale, potrà andare in pensione a 60 anni, con un compenso a tasso pieno. Non solo: il dispositivo "carriere lunghe", che permette a chi ha iniziato a lavorare presto (prima dei 16 anni) di fermarsi prima dell'età legale, verrà esteso anche a chi ha cominciato a 17 anni. Da sole queste misure riguarderanno alla fine del decennio una persona su sei della stessa classe d'età.
La funzione pubblica. Basta con i favoritismi: il tasso medio applicato ai funzionari per i contributi destinati alla previdenza passerà entro il 2020 dal 7,85% attuale al 10,55%, livello identico al settore privato. Scomparirà, inoltre, la possibilità offerta alle donne, che lavorano nella funzione pubblica, e madri di tre figli, di andarsene in pensione già dopo i primi quindici anni di servizio.