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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2010 alle ore 09:45.
COPIAPÒ - La loro non è una tenda igloo come quella degli altri familiari. È un gazebo da giardino. La famiglia Avalos, su al Campamento Esperanza, lo ha montato proprio di fronte allo sterrato su cui ogni giorno transitano decine di veicoli: i camion che salgono al punto di perforazione, le jeep dei carabineros, i pick-up dei tecnici, i suv dei politici.
Chissà perché. Fumo, sabbia e povere. Alfonso, il padre di Florencio e Renan, due de Los 33 - i minatori sepolti vivi dal 5 agosto a 700 metri di profondità - ha il volto coperto da una sciarpona blu. Più che un cileno di etnia Diaguita, gli indio di Atacama, pare un tuareg.
La sua storia e quella di Maria, la moglie, è una delle più drammatiche: due figli rimasti sotto. Il più grande, Florencio, 31 anni, è sposato e ha due figli. Renan, ne ha 29. Flor, questo il diminutivo, è jefe de cuadrilla, caposquadra. Renan, addetto agli esplosivi. Prima lavoravano in campagna, con la vendemmia. Ma il lavoro era sempre saltuario, la miniera no, garantisce el sueldo.
Non è facile chiacchierare con Alfonso, parla pochissimo e comunque non sposta mai la sciarpa. Eppure la sua riservatezza ha qualcosa di speciale, di poetico. Lui non ha voluto approfittare della tecnologia e collegarsi con le viscere delle terra per salutare i ragazzi. Le sonde-telecamere, messe a disposizione dei familiari dal governo di Santiago, hanno offerto questo servizio, lui ha declinato l'invito. «Un'emozione troppo forte, non ce l'ho fatta. So che per loro sarebbe stato bello, ma sono certo che mi capiscono».
Quassù, a un mese dalla tragedia, l'atmosfera assomiglia sempre più a quella di un reality.
Gli annunci informali dei comunicatori sull'andamento della perforazione seguono lo stesso schema da quindici giorni: all'ora di pranzo una previsione ottimistica: «Los 33 usciranno tra due mesi». In serata la rettifica, puntuale: «I tempi sono quelli resi noti dal presidente Sebastian Piñera, fuori a dicembre».
Poi i medici e i dietisti. Uno di loro, l'altro ieri, compreso nel suo ruolo, ha annunciato, davanti a un bavero di microfoni: «Tre minatori soffrono di stitichezza». Telecamere, vip, giornalismo diventato voyeurismo. Troppo facile prevedere un nuovo format televisivo, il Gran minero, variante del Gran hermano, il Grande fratello. La riservatezza di Alfonso, ridà un senso alle cose. Grazie, tuareg andino.