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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2010 alle ore 19:08.
Ci sono docenti di ruolo solidali, precari e studenti universitari alla manifestazione «In difesa della scuola pubblica» in piazza Montecitorio, indetta in coincidenza con la ripresa dei lavori parlamentari. «Non vogliano bandiere sindacali» ha precisato Caterina Altamore, la precaria palermitana che ha animato il presidio nella piazzetta della Camera a partire da fine agosto. «Siamo qui per il "passaparola" e le convocazioni e non perché invitati da partiti o sindacati», ribadisce un'insegnante precaria romana.
I precari contestano la politica dei tagli all'istruzione e chiedono risposte concrete. E una «piattaforma» con le richieste in quattro punti da girare al Governo: ritiro della legge 133 e del decreto salva-precari, rifinanziamento del sistema dell'istruzione pubblica e assunzioni nei posti vacanti. Più un calendario: un sit in, il 13 in occasione del primo giorno di scuola in molte Regioni, prima in viale Trastevere poi al ministero dell'Economia, e un nuova manifestazione il 26 settembre. C'è poi chi pensa a forme di protesta estreme come bloccare lo stretto di Messina domenica 12: «ci sono già dei pullman pronti», ha annunciato un manifestante, e 1.500 persone, hanno fatto sapere il comitato di precari siciliani.
«Il governo potrebbe fare un ultimo atto di giustizia e ridare dignità a coloro che si occupano della scuola pubblica, mettere in regola i precari e ridare quegli 8 miliardi di euro che si è fregato», ha commentato il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, incontrando i manifestanti in piazza Montecitorio. «C'è da augurarsi - ha aggiunto - che su questo tema il governo venga messo in minoranza. Per questo nella mozione di sfiducia che presenteremo chiederemo espressamente che una delle ragioni per mandarlo a casa sia l'umiliazione che ha portato nella scuola, sul piano didattico e sul piano finanziario, perchè ci ha tolto il pane di bocca».
Contestato invece il capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini, giunto con una delegazione di parlamentari democratici alla manifestazione. L'ex segretario è stato invece difeso dai precari palermitani che gli hanno chiesto di portare la loro protesta in Parlamento. «Hanno ragione a essere arrabbiati - ha detto Franceschini allontanandosi - ma noi stiamo sostenendo la loro battaglia. La loro rabbia è comprensibile, ma è sbagliato fare di tutta l'erba un fascio...». (Cl.T.)