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Il manifesto di Veltroni per il Pd ha raccolto 75 firme di parlamentari. Lo sottoscrivereste? Sondaggio

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2010 alle ore 17:07.

È il giorno del debutto ufficiale del manifesto di Walter Veltroni. Oggi infatti è stato diffuso il documento con cui l'ex segretario chiede un cambio di rotta al Pd, lasciando però per strada l'accusa di «non avere una bussola», e soprattutto lancia l'idea di un "papa nero", un candidato premier esterno ai democratici, come fu Romano Prodi. Che traghetti il partito fuori dall'empasse in cui versa attualmente e lanci la sfida a Silvio Berlusconi. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, non l'ha presa affatto bene e ha risposto a muso duro all'ex sindaco di Roma. «Non si può stare dentro e fuori». E sulle 74 firme a sostegno si è mostrato gelido. «A me va bene tutto, non ho fatto conti». Voi che ne pensate dell'iniziativa veltroniana?

Un primo risultato, intanto, quel manifesto l'ha già ottenuto: spaccare la minoranza del Pd. Quell'Area democratica, che aveva sancito l'alleanza tra Dario Franceschini e l'ex sindaco di Roma e che ora va perdendo pezzi. Basta vedere le firme che compaiono in calce al documento di Veltroni per capire che Areadem ha subito un colpo forse mortale. Certo i veltroniani sostengono che il manifesto «vuole dare una mano al Pd, a ritrovare la sua identità originaria», quella vocazione maggioritaria su cui Veltroni aveva impostato il proprio Pd ai tempi in cui era il leader. Ma dicono anche altro. «Questo documento - spiega Walter Verini, braccio destro di Veltroni - riproduce sostanzialmente il contenuto della mozione congressuale di Franceschini e lo spirito che era emerso dall'assemblea di Cortona dove Franceschini aveva chiesto un cambio di passo a Bersani pena la morte del partito. Servirà a ridare voce ad Areadem, sarà un defibrillatore per la minoranza».

Perché se Areadem non è in agonia poco ci manca. Visto che Veltroni porta con sé 75 parlamentari (leggi la lista) dei circa 140 che si riconoscevano in Areadem, spaccando praticamente a metà la minoranza. Senza contare poi che tra le firme che accompagnano il documento ci sono altre divisioni. Così si scopre, per esempio, che gli ex popolari si sono divisi davanti all'iniziativa veltroniana e dei 60 che facevano capo a Dario Franceschini, all'ex presidente del Senato Franco Marini e all'ex ministro Beppe Fioroni, ben 33 si sono accodati a quest'ultimo dietro l'ex sindaco di Roma. E gli altri sono rimasti accanto a Bersani con Franceschini e Marini. Tanto da spingere quest'ultimo, in una intervista a Repubblica, a dare del «fariseo» a Veltroni. «Chi ci ha votato si aspettava un partito unito, non questo cannibalismo tra gruppi dirigenti. Ci prendono tutti per pazzi». E anche l'ex premier Romano Prodi è rimasto perplesso davanti alla sortita di Veltroni.

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Tags Correlati: Area | Beppe Fioroni | Ermete Realacci | Franco Marini | Paolo Gentiloni | PD | Piero Fassino | Politica | Silvio Berlusconi | Walter Veltroni

 

Dal canto suo, l'ex sindaco di Roma continua a sostenere che non vuole segare l'albero del Pd, ma solo puntellarlo. Intanto, però, ha segato quello di Areadem. Spingendo Piero Fassino e i suoi, che prima erano dentro la minoranza, verso l'abbraccio con Bersani, e conquistandosi il sostegno degli ex rutelliani-ambientalisti (tra cui Paolo Gentiloni ed Ermete Realacci, leggi la sua intervista). Una decina di firme che unite alle 33 del blocco di Fioroni e a quelle dei veltroniani fermano per ora l'asticella a 75 consensi. Ma è un dato provvisorio perché come spiega Verini, «il polverone che ne ha accompagnato l'uscita ha scoraggiato alcuni che però condividono in toto la sostanza del documento. Continuo a ricevere mail e sms di parlamentari che sono d'accordo con Veltroni, ma non hanno firmato a causa del clima teso di questi giorni».

Intanto tra Bersani e Veltroni comincia un serrato duello verbale a distanza. «Per me la bussola è rimboccarsi le maniche, andare avanti, fare le nostre discussioni nelle sedi giuste e nei nostri organismi», attacca il segretario dei democratici. Riprendendo il passaggio, contenuto nella bozza del documento, poi cancellato dalla versione definitiva, in cui si diceva che il Pd «appariva senza una bussola strategica». L'ex sindaco di Roma, però, difende la sua iniziativa su Facebook. «Il senso di questo documento è rendere più grande e più aperto il Pd. Questo è l'unico obiettivo del documento ed è una posizione politica che, come tutte, va rispettata e discussa. Così succede in tutti i partiti democratici».

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