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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2010 alle ore 11:17.
STOCCOLMA. Un fatto epocale, la fine di un'era, un evento come la caduta del Muro di Berlino. Così hanno titolato e commentato questa mattina i giornali svedesi i risultati delle elezioni parlamentari. Ha vinto l'Alleanza di centrodestra guidata dal premier Fredrik Reinsfeldt. Hanno perso i rosso-verdi, il polo di sinistra formato dai socialdemocratici, dai verdi e dagli ex comunisti. I socialdemocratici restano il primo partito, con il 30,9%, soltanto 0,9 in più rispetto ai Moderati del premier. È il risultato peggiore per i socialdemocratici dal 1914 e il migliore, ha detto Reinsfeldt, per la destra dal giorno in cui è stato introdotto il diritto di voto.
In Parlamento (segui il racconto delle elezioni svedesi sul blog di Christian Rocca da Stoccolma.) sono entrati per la prima volta i "democratici svedesi" che, nonostante il nome rassicurante, sono un partito anti immigrazione, ideologicamente di estrema destra e con ripulite radici neonaziste. All'Alleanza di Reinsfeldt mancano due seggi per avere la maggioranza assoluta, ma è escluso che il premier chiederà aiuto ai nazionalisti di Jimmie Akesson che hanno ottenuto 20 seggi e una percentuale, 5,7%, superiore agli ex comunisti e ai cristiano democratici. Nemmeno i rosso-verdi vorranno avere a che fare con il partito nazionalista.
La via d'uscita, invocata dai giornali svedesi, è un accordo tra l'Alleanza e i verdi. Se ne era parlato anche prima delle elezioni, ma ieri sera i leader dei verdi hanno già detto di no, anche per le nette differenze di programma sull'energia nucleare. Un no che però non è considerato ultimativo dai commentatori e dagli altri politici. Un'ipotesi è l'ingresso formale dei verdi in maggioranza, un'altra è quella di un governo di minoranza di centrodestra che confidi sul senso di responsabilità dell'opposizione che, certamente, non potrà fare accordi con i venti deputati nazionalisti di Akesson.
Soltanto due elezioni fa, i moderati del premier Reinfeldt avevano il 15% dei voti, contro il 40 dei socialdemocratici. Nel resto d'Europa può sembrare normale che un'alleanza di centrodestra al potere venga riconfermata al governo. Soltanto due elezioni fa, i moderati del premier avevano il 15% dei voti, contro il 40 dei socialdemocratici. E il risultato di ieri può anche essere definito striminzito, se non addirittura un pareggio. Ma in Svezia non è così.